Poco a poco (1980)

Lucawenz
00sabato 22 dicembre 2012 15:12
Mi ha stupito davvero, per la pochezza del tessuto narrativo, "Poco a poco", che la produzione dichiara d'avere fatto rielaborare al grande Giuseppe D'Agata. Certo, la storia è quello che è, un poliziesco piuttosto blando, diciamo in tono minore, ma a maggior ragione questo dato mi fa interrogare sui motivi di una scelta così di ripiego rispetto alla produzione di Durbridge. Il curatore presenta l'edizione come il "canto del cigno" dell'edizione televisiva delle opere dello scrittore inglese, ma a mio avviso si sarebbe dovuto chiudere altrimenti.
RobertoC

Riporto qui l'opinione di RobertoC, tratta da un altro topic, e ne approfitto per dire la mia su questo deludente sceneggiato.
Già ai titoli di testa mi sono venuti i sudori freddi: regia di Alberto Sironi, musiche di Paolo Conte... ohibò, non sarà mica un sequel degli infami "Quattro delitti" tratti da Scerbanenco e pubblicati dalla Fabbri qualche anno fa? (invito a rileggere i commenti di Tidus, per farsi quattro risate). In effetti, malgrado il lavoro originale sia di Durbridge, l'adattamento di D'Agata lo ha trasformato in qualcosa di abbastanza simile a Scerbanenco: l'ambientazione milanese, una certa tristezza di fondo, la 'bassezza' dei personaggi, ecc.
La trama è piuttosto strana: il primo vero delitto avviene a metà dell'ultima puntata, prima ci sono solo un paio di pestaggi (nel secondo l'aggressore si becca un tagliacarte nella pancia
e finisce all'ospedale). Degli attori, convince pienamente solo Flavio Bucci, la cui classe tiene in piedi tutta la baracca; se la cava Diego Abatantuono, forse nel suo primo ruolo serio; insopportabile Teresa Ann Savoy, costantemente impegnata a piagnucolare con un incomprensibile e grottesco accento inglese, alla Stanlio e Ollio; buona invece, anche se limitata a una particina, la prova dell'ormai anziana Mariolina Bovo. Insomma, tutto sommato uno sceneggiato deludente e un po' noioso, salvato in parte dal finale insapettato e concitato, in cui emerge definitivamente la bravura di Flavio Bucci. [SM=x520517]

veu
00sabato 22 dicembre 2012 23:40
Lucawenz, ma di cosa parla di preciso questa serie?
Lucawenz
00domenica 23 dicembre 2012 21:00
E' uno sceneggiato in 3 puntate, andato in onda nel 1980. Teoricamente è opera del giallista inglese Francis Durbridge, ma la traduzione di Franca Cancogni e l'adattamento di Giuseppe D'Agata l'hanno probabilmente trasformato in qualcosa di diverso dall'originale. La regia di Alberto Sironi, colpevole di due dei "Quattro delitti" di Scerbanenco trasmessi l'anno prima, ha fatto il resto. Il protagonista è il commissario Mario Braschi, ben interpretato da Flavio Bucci, che indaga su uno strano caso: Renato Rada (Renato Scarpa), coreografo omosessuale, ha subito un violento pestaggio da parte di quattro uomini, apparentemente senza motivo. In seguito anche la costumista che collabora con Rada, l'italo-americana Annie Conti (Teresa Ann Savoy), subisce un'aggressione, ma reagisce piantando un tagliacarte nella pancia dell'assalitore, mandandolo all'ospedale. Per le prime due puntate le indagini di Braschi, aiutato dall'agente De Rosa (Diego Abatantuono), non approdano a nulla, ma poi si scopre un traffico di quadri falsi, in cui più o meno tutti i personaggi sono coinvolti. Il finale sarà abbastanza inatteso e movimentato. Notevole, per i tempi, il coraggio di affrontare apertamente la tematica omosessuale (lo sceneggiato andò in onda sulla 'laica' Raidue). [SM=x520523]
Lucawenz
00domenica 30 dicembre 2012 16:25
Ho scoperto recentemente che questo sceneggiato è tratto da un lavoro teatrale di Durbridge, intitolato "The Gentle Hook", del 1974. Viene tuttora rappresentato, ogni tanto, sui palcoscenici inglesi. Inutile dire che nella versione italiana quasi tutto è stato cambiato; il personaggio interpretato da Teresa Ann Savoy si chiamava originariamente Stacey Harrison ed era una ricca donna d'affari; il commissario interpretato da Flavio Bucci era in realtà l'ispettore Lennox. [SM=x520523]
a.scaglioni
00mercoledì 11 settembre 2013 18:36
La vera trama di "The Gentle Hook"
Ho pensato che potesse essere utile rendersi conto di quanto in realtà l’adattamento italiano di “Poco a poco” avesse trasformato l’opera originale che Francis durbridge aveva scritto per il teatro, “The Gentle Hook”(letteralmente “La dolce trappola”). A questo scopo ho tirato giù un riassunto del dramma quanto più dettagliato fosse possibile, corredato della lista dei personaggi in ordine di apparizione. Lascio a voi il piacere di capire a quali personaggi corrispondevano nella versione italiana.

THE GENTLE HOOK dramma in due tempi di Francis Durbridge

Personaggi:

Brad Morris, padre di Stacey
Madge Harrison, suocera di Stacey
Philip Harrison, marito di Stacey
Alan Kyle, assistente di Stacey
Stacey Harrison, arredatrice
Charles Venner, l'uomo del mistero
Lennox, ispettore di Polizia
Gerald Waddington, amico di Stacey

Peter Lockwood, gallerista e amico di Stacey *
Dominic, pittore *

*entrambi questi personaggi non appaiono in scena, ma si parla molto di loro

(L'azione si svolge tutta nel salotto dell'appartamento di Stacey.)

Riassunto:

Stacey Harrison, una giovane arredatrice londinese di successo sta preparandosi a divorziare da suo marito Philip. Le ragioni di questo divorzio appaiono piuttosto misteriose anche a suo padre Brad Morris, un ex-insegnante d'arte e alla sua consuocera Madge, madre di Philip. Inoltre il comportamento della donna che appare nervosa e distratta da pensieri che non intende condividere con altri non aiuta a decifrarne le motivazioni. Di ritorno da un viaggio di lavoro a Parigi per il sessantesimo compleanno del padre, Stacey gli porta il dono di un suo vecchio amico, tale Dominic, un pittore stabilitosi da anni in Francia: si tratta dell'ennesimo mediocre dipinto che ha come sfondo la Torre Eiffel come tutti quelli che gli ha già regalato in passato. Tra gli altri regali, Brad potrebbe annoverare anche il generoso assegno di sua figlia che teme che il padre sia in condizioni d'indigenza, vivendo della sola misera pensione, ma non voglia ammetterlo, ma l'uomo rifiuta, negando di avere difficoltà finanziarie e affermando di riuscire benissimo a cavarsela con il gioco. Non rifiuta tuttavia di soggiornare nell'appartamento della figlia, durante le sue numerose assenze per viaggi all'estero; soggiorno che condivide con il giovane assistente di Stacey, Alan Kyle, a cui l'arredatrice ha concesso di sistemarsi in casa sua momentaneamente mentre insieme stanno ristrutturando la casa di un loro comune amico, Peter Lockwood. E' proprio Kyle a portare una notizia sconvolgente: Lockwood è stato picchiato selvaggiamente nel suo appartamento da malviventi che l'hanno poi devastato in un tentativo di rapina apparentemente fallito. Anche Stacey ha appreso la notizia, tornando da Parigi, e dopo essersi recata all'ospedale dove è ricoverato l'amico, sta già organizzandosi per rimettergli in ordine l'appartamento.
Rimasta sola, dopo che suo padre e Kyle se ne sono andati per proseguire i festeggiamenti di compleanno in un ristorante cittadino, Stacey riceve la visita di suo marito, Philip, che stenta ancora a rendersi conto che la donna voglia davvero divorziare e inutilmente cerca di capire se per caso dietro questa improvvisa decisione non ci sia l'inserimento tra loro due di un altro uomo, magari Gerald Waddington, amico di Stacey e da sempre innamorato di lei, ma Stacey nega tutto. Philip si è appena allontanato che uno sconosciuto si introduce di nascosto in casa e comincia frugare intorno. Stacey che sta preparandosi a fare un bagno non si è accorta di nulla, ma interrompe involontariamente le ricerche dell'uomo quando un fattorino suona alla sua porta per consegnarle un telegramma. La donna non fa in tempo a leggerlo, perché avverte improvvisamente la presenza estranea e un attimo dopo lo sconosciuto le salta addosso cercando di strangolarla. Difendendosi disperatamente, Stacey afferra un tagliacarte e pugnala mortalmente l'aggressore. E' solo allora che lo osserva attentamente e appare sconvolta come se lo avesse riconosciuto. Philip, tornato indietro per dirle ancora qualcosa, arriva in tempo per soccorrerla.
Le indagini della polizia, nella persona dell'ispettore Lennox, portano subito a dubitare delle parole di Stacey che continua ad affermare di non conoscere assolutamente il suo assalitore e di non avere idea del perché abbia cercato di ucciderla. In un diario infatti ritrovato tra gli effetti dell'ucciso che si chiamava Charles Venner, il nome di Stacey risulta più volte citato al punto da far pensare che tra i due ci fosse una relazione. Inoltre l'uomo è arrivato a Londra anche lui con un volo da Parigi lo stesso giorno di Stacey, cercando di mettersi subito in contatto telefonico con lei e, come se non bastasse, risulta che nella capitale francese avesse soggiornato nel suo stesso albergo. Travolta da tutti questi indizi, Stacey si allontana da Londra rendendosi irreperibile a tutti. La sua scomparsa mette in agitazione Scotland Yard e i suoi famigliari ed amici cercano di rintracciarla per convincerla a tornare per non peggiorare la situazione. Ma la donna torna per proprio conto, asserendo di essersene andata solo a Brighton, la loro residenza per le vacanze, per raccogliere le idee.
La polizia intanto, dalla testimonianza della governante di Peter Lockwood, che afferma di aver sentito il suo padrone impegnato in una conversazione telefonica pochi giorni prima dell'aggressione con qualcuno non identificato, comincia a ritenere i due casi collegati, visto che a quanto pare durante la telefonata sarebbe stato fatto il nome di Venner. Naturalmente Lockwood che si sta riprendendo lentamente dal pestaggio, nega tutto.
Intanto, Philip, di fronte a tante evidenze, comincia a dubitare lui stesso della moglie, pur continuando a difenderla davanti all'ispettore Lennox. Anche George Waddington, che da quando Stacey si è separata ha ricominciato a frequentarla assiduamente ed è stato con lei anche a Parigi, afferma di aver riconosciuto in una foto di Venner sul giornale, un uomo che aveva visto uscire insieme a lei dall'ascensore dell'hotel dove soggiornavano. L'ultima goccia poi è rappresentata dal passaporto che Kyle le riconsegna, dopo averlo ritrovato sul tappetino della macchina.
Ormai è chiaro che Stacey ha mentito di nuovo e, Philip, infuriato l'affronta costringendola a raccontargli tutto: Stacey non è stata alla loro casa di Brighton, ma è tornata in Francia e precisamente a Barbizon, una piccola località a pochi chilometri da Parigi dove risiedeva Venner. L'uomo che lei aveva conosciuto mesi prima a Nizza e con cui aveva cominciato ad intrattenere una relazione, dopo averle spillato parecchio denaro, aveva iniziato a ricattarla, minacciando di mostrare alcune lettere in suo possesso e, ora che è morto, Stacey si era recata a casa sua sperando di recuperarle, ma senza successo. Philip, ancora non del tutto convinto, impone comunque alla moglie di andare a raccontare tutto all'ispettore, prima che lo scopra da sé.
Ma proprio quando la situazione sembra farsi sempre più brutta per Stacey e Philip teme che da un momento all'altro possa essere arrestata, un inaspettato raggio di sole illumina il cielo tempestoso: una cameriera dell'hotel di Londra in cui risiedeva la vittima, avendo saputo dell'omicidio, decide di confessare di essere stata lei a mettere tra gli effetti personali di Venner il diario che incriminerebbe Stacey, su incarico di qualcuno che non saprebbe riconoscere. Una perizia calligrafica conferma che il diario non apparteneva al morto e quindi la situazione sembra risolversi positivamente almeno dal punto di vista di Lennox, ma non per Philip che proprio dal colloquio con l'ispettore, venuto a portare la buona notizia, apprende un dettaglio che ancora una volta rimette in discussione tutto quello che Stacey gli ha raccontato. Dominic, il pittore che inviava i suoi quadri dalla Francia a Brad, abita proprio a Barbizon, la cittadina in cui si è recata di nascosto la donna. Messa alle strette definitivamente, Stacey racconta finalmente al marito la vera ragione del suo viaggio lampo in Francia: il telegramma che aveva ricevuto la sera dell'aggressione era inviato da Dominic a suo padre e il testo era decisamente inquietante: "Sta arrivando un uomo di nome Venner. Non avvicinarlo per nessuna ragione." Preoccupata per il padre che vedeva sempre più teso e impaurito, e allarmata dalla citazione di Venner, Stacey aveva deciso su due piedi di partire per la Francia e andare a chiedere direttamente a Dominic il significato di quelle parole, ma era dovuta tornare senza riuscire a incontrarlo.
Sempre più perplesso, Philip chiede alla moglie di mostrargli il quadro che Dominic aveva inviato a Brad come regalo di compleanno, ma quando questa va a prenderlo li attende una sorpresa: il quadro non è più lo stesso. Al posto dell'insignificante Torre Eiffel, si trovano davanti ad una marina di Dufy, un importante pittore francese di fine ottocento. Il quadro è probabilmente un falso, ma realizzato con una tale bravura da poter ingannare più di un esperto. A questo punto, mentre Stacey si reca a far valutare il dipinto, Philip s'incarica di interrogare Brad, che confessa con sollievo di essersi infilato quasi senza accorgersene in una trappola. Tutto era cominciato molto tempo prima quando Dominic, che era un suo ex-allievo gli aveva mostrato un'eccellente copia di un Matisse che aveva realizzato personalmente. Colpito dall'abilità del pittore, Brad l'aveva portato a Lockwood, proprietario di una galleria d'arte, e questi in poco tempo era riuscito a venderlo per dodicimila sterline. Allettati dai facili guadagni, i tre avevano cominciato un proficuo traffico di opere d'arte false, con Dominic che nascondeva le tele dietro mediocri panorami parigini, finché Venner, un avventuriero che viveva di ricatti non aveva subdorato la cosa e aveva cercato di contattare la figlia di Brad, pensando che i suoi tanti viaggi in Francia fossero un espediente per portare i falsi a Londra.
Ad un certo punto però, Lockwood aveva provato ad uscirne e qualcuno a Londra, probabilmente un complice sconosciuto di Dominic, aveva provveduto a farlo "punire". E adesso teme che lo stesso possa capitare a lui. Ora le cose stanno cominciando ad avere un senso, e Philip promette che farà il possibile per aiutarlo. Ma purtroppo è tardi: quando Brad rimane solo infatti, qualcuno s'introduce nell'appartamento e lo uccide con un colpo di rivoltella, cercando poi di cammuffare il tutto da suicidio.
La morte improvvisa del padre si abbatte come un maglio sulla povera Stacey, ma la donna si rifiuta di credere al suicidio, anche davanti alla testimonianza di Kyle che afferma di aver visto Brad profondamente depresso negli ultimi giorni, anche a seguito di alcune visite mediche che avrebbero accertato un aggravamento di una forma di ulcera di cui soffriva. E i suoi sospetti prendono forma quando Gerald Waddington afferma di aver provato a chiamarla, proprio il giorno della morte di Brad e di aver forse "assistito" telefonicamente al delitto. Infatti, mentre una persona che adesso identifica come il padre di Stacey stava rispondendo alla sua chiamata, l'ha sentito parlare con qualcun altro che doveva essere entrato in quel momento, e da una frase rivolta da Brad a questo sconosciuto, Stacey crede di individuare l'interlocutore del padre. Chiedendogli di non far parola con nessuno della cosa, Stacey si arma e telefona alla persona che sospetta, invitandola ad andare subito da lei. Poco dopo è Alan Kyle che entra nell'appartamento e nella trappola che Stacey ha preparato per lui. Con una serie di mezze frasi ed atteggiamenti equivoci, Stacey senza pur dirlo a chiare lettere fa capire all'uomo che sa cosa ha fatto, facendogli credere di essere stata lei a telefonare nel momento in cui suo padre è stato ucciso, ma Kyle non reagisce come si aspettava e le dice di chiamare invece subito la polizia e dire a Lennox quello che sa, quindi se ne va. Sorpresa da questo comportamento, Stacey fa per prendere il telefono, ma immediatamente Kyle ritornato silenziosamente tenta di aggredirla e strangolarla con una sciarpa, convinto che lei sia l'unica ad averlo individuato, ma resta di sasso quando Stacey gli dice invece che è un altro il testimone del suo delitto. Con le minacce, Kyle cerca di strapparle il nome, ma l'arrivo della polizia e di Philip che, avvisato da Gerald, si è precipitato a casa sua dopo aver chiamato l'ispettore, neutralizza ogni suo tentativo di sfuggire ancora alla giustizia. Era lui l'uomo che teneva le fila del traffico a Londra, organizzando le spedizioni con Dominic. Scortato via il reo-confesso, Stacey consegna all'ispettore l'arma con cui aveva pensato di farsi giustizia da sé, e può forse cominciare a ripensare all'idea del divorzio.

Lucawenz
00mercoledì 11 settembre 2013 21:34
Complimenti per il riassunto, hai fatto un lavorone! [SM=g27811]
Per quanto riguarda le corrispondenze tra i personaggi, l'ispettore Lennox è diventato il commissario Braschi (Bucci), Stacey Harrison è diventata Annie Conti (la terribile Teresa Ann Savoy) e Lockwood è diventato Renato Rada (Scarpa). Gli altri non me li ricordo bene.
Visto il profondo rimaneggiamento subito dall'opera originale, mi chiedo perché nei titoli di testa non abbiano scritto 'liberamente tratto da' invece che 'di Francis Durbridge'... [SM=g27833]
a.scaglioni
00giovedì 12 settembre 2013 13:40
Le domande da porsi sarebbero tante: ad esempio, perché con così tanti copioni televisivi scritti da Durbridge, e ancora mai realizzati dalla Rai, si è scelto di puntare su un'opera teatrale?
E perché un tale travisamento della trama? Anche volendo ambientare per questioni economiche la vicenda in Italia e a Milano, si sarebbe potuti restare ugualmente più fedeli alla trama originale. Pur non essendo un capolavoro, come puoi giudicare dal riassunto che ho buttato giù, la storia originale possiede molti elementi di interesse, alcuni tipici del più classico Durbridge, molti di più di quanto non presentasse il confuso e soporifero adattamento italiano.
Probabilmente "Poco a poco" ha avuto la sfortuna di essere prodotto in un momento di avvicendamento nei vertici Rai (la seconda metà degli anni '70 rappresenta un punto di svolta nel modo di concepire la fiction nella nostra televisione nazionale), con ancora i "vecchi" che cercavano di puntare su nomi sicuri, come appunto quello dello scrittore inglese che nel quindicennio precedente aveva assicurato grandi ascolti e altissimi indici di gradimento, e i "nuovi" che invece volevano puntare su un modo più italiano e più cinematografico (secondo loro) di raccontare le storie, ed è accaduto che proprio questo ultimo lavoro di Durbridge abbia finito per fare nel modo peggiore da trait d'union tra i due concetti, finendo per non essere più, come suol dirsi, né carne né pesce.
Lucawenz
00venerdì 13 settembre 2013 21:25
Vista la tua competenza sull'argomento, potresti scrivere un articolo sugli sceneggiati Rai tratti da Durbridge. Noi tutti lo leggeremmo molto volentieri! [SM=g27811]
a.scaglioni
00sabato 14 settembre 2013 10:55
Forse ti stupirà sapere che stavo già preparando, per mio diletto, qualcosa del genere, prima di sapere che esisteva questo fantastico blog. Quindi ora so anche dove lo pubblicherò quando sarà pronto. Non so quanto mi ci vorrà, ma avendo questo ulteriore stimolo, credo che lo completerò prima di quanto credessi. [SM=x520488]
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