Tg l'Una, quasi un rotocalco per la domenica

Valentini85
00giovedì 1 ottobre 2015 15:00
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Domenica qualsiasi negli anni Settanta, in una normale casa italiana. La scena, comune, più o meno era questa: tavola apparecchiata con tovaglia e tovaglioli “del dì di festa”, con il papà a capotavola, gnocchi , tortellini o lasagne al forno e, sul televisore sintonizzato sulla Rete Uno, inevitabilmente, il viso sorridente e pacioso di Paolo Cavallina davanti all’orologione scenografico di “Tg l’una”.

Questa trasmissione, insieme con “L’ospite delle due” di Luciano Rispoli e “Bontà loro” di Maurizio Costanzo, può essere definita l’antesignana dei salotti televisivi, quando il garbo e il rispetto imperavano tra gli intervistatori e gli ospiti, in genere di grande prestigio.

Rispetto agli altri programmi, però, c’era una differenza fondamentale, perché se gli altri salotti dipendevano dalla Rete, cioè dalla “direzione programmi”, questo salotto televisivo era di competenza di una testata giornalistica, il Tg 1 diretto da Emilio Rossi.

“Tg l’Una” nasce con la riforma della Rai, nel 1976, con l’intento di creare uno spazio di approfondimento che però possa in qualche modo riportare un certo ascolto in una fascia che ne aveva perso, quella meridiana della domenica, dominata dai telefilm e dalle rubriche sull’agricoltura, interessanti ma di nicchia. Occorreva dunque un programma generalista, che fosse in grado di riportare gli ascolti a un livello apprezzabile, e magari a prepararli poi al pomeriggio domenicale, senza subire crolli fino all’impennata di “Novantesimo minuto”.

Il curatore della trasmissione, Alfredo Ferruzza, è un “uomo di macchina”; nessuno degli spettatori conosce né il suo volto, né la sua voce, ma è un caporedattore affidabile sotto tutte le garanzie. Arriva dal giornale radio, dove ha inventato lo “Speciale Gr”, approfondimento dei fatti del giorno ma anche esempio delle grandi professionalità presenti in Rai.

Si inventa un vero e proprio rotocalco, che si occupa di tutto: costume, turismo, cronaca, cultura, cinema, sport, con un taglio “patinato”, non con la brevità del telegiornale. I servizi durano all’incirca quattro minuti e sono inframmezzati dal salotto: il conduttore (Romano Battaglia e Paolo Cavallina, ma anche negli anni Enzo Stinchelli, Claudio Angelini, Giuseppe Breveglieri che successivamente ereditò da Ferruzza la “cura” della trasmissione, Elio Sparano, storico caporedattore della Rai di Milano), seduto amabilmente in poltrona, conversava con tre ospiti provenienti da mondi e situazioni completamente diversi tra loro: su quel sofà poteva esserci Walter Chiari, o Marisa Merlini, ma anche Carlo Rubbia, o Paolo Rossi. Si tratta solo di esempi, per far capire la qualità dei personaggi presenti.

Il Tg 1 utilizzava poi le sue migliori firme, o quelle delle sedi periferiche o corrispondenze estere, per realizzare i servizi: dagli stessi conduttori, oppure da Marina como per il cinema, angelo Savorelli (quello che nel tg 1 delle 13.30 del sabato curava la rubrichetta “I paesi della domenica”), “disturbando” Piero Forcella se c’era da parlare di spazio o altri specialisti di settore per le loro specifiche competenze.

“Tg l’una” cominciava alle 13 e durava un’ora esatta, portando direttamente i telespettatori a Domenica In, magari passando prima per il “Toto TV” di Maria Giovanna Elmi e Paolo Valenti.

All’interno andava in onda il Tg 1 delle 13.30, accorciato nell’occasione a soli dieci minuti. Una volta Claudio Angelini, conduttore di turno del telegiornale ma ospite della trasmissione per presentare il suo libro, non rinunciò al Tg; lasciò il sofà per il desk delle 13.30, tornando subito dopo al suo ruolo di ospite. Nessuno seppe mai se si trattava di diretta in entrambi i casi o di una “simulazione” ad uso dei telespettatori: probabile però la seconda ipotesi, visto che la conduzione in video di un telegiornale richiede una certa preparazione anche nel seguire l’andamento della giornata.

Ogni conduttore aveva il suo stile: garbato, signorile e dolcemente ironico quello di Cavallina, dotto e pieno di citazioni poetiche quello del “vate” Romano Battaglia (che una volta rovinò suo malgrado l’atmosfera cadendo rovinosamente dal bracciolo della poltrona sul quale si era seduto), sanguigno e con un’ironia “politically incorrect”non apprezzata da tutti quello di Stinchelli, improntata a una signorilità bolognese quella di Breveglieri, e così via.

“Tg l’una” durò diversi anni, poi, misteriosamente, sparì nei primi anni '90; nessuno pensò di spendere parole di rimpianto per un programma fatto bene, con una qualità professionale molto alta, e con un garbo che oggi, in televisione, si ritrova forse solo da Rispoli.

Voi ve la ricordate "Tg l'una" ?
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