Lucawenz, 08/08/2014 23:05:
è soprattutto la particolare atmosfera - secondo me - a rendere così bello questo sceneggiato.
L'atmosfera è una dato positivo anche per me, specie quella degli esterni, cioè dell'inizio dello sceneggiato, che mi faceva sperare bene. Il clima è pesante, cupo, tetro, pervaso da un che d'ineluttabilità e di mistero: insomma è la buona mistura del
gotico televisivo, che evidentemente piace a tutti e due
; ma sul resto temo di non essere d'accordo, anche se mi riservo il giudizio al seguito delle puntate (se avrò la forza di vederle
). C'è modo e modo, infatti, di rendere una storia: personaggi come Dracula e Frankenstein, pur Ottocenteschi, e pur meno interessanti (a mio parere, beninteso) negli originali letterari di quanto non ci sembri oggi, restano in qualche modo al passo con i tempi e, anzi, sono stati -e restano- i capifila di un genere; una storia come questa invece, che certo non ha il suo punto di forza nei colpi di scena, ma che invece affonda le radici nel dramma, mi pare avvilita da una sceneggiatura che segua alla lettera un testo decisamente obsoleto e a tratti incomprensibile (incomprensibile nella incapacità di parlare allo spettatore moderno, intendo). C'è modo e modo, quindi, ma qui si poteva fare molto, ma molto di più...con poco, poco di meno
[Modificato da Roberto@C 09/08/2014 00:02]
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Dove finisce la ragione comincia un territorio che non ci appartiene, nel quale siamo intrusi: una terra di regole che non conosciamo, dove si parla una lingua misteriosa e dove le nostre logiche non sono utilizzabili in alcun modo.
Noi in questo territorio possiamo solo subire il mistero, che, anziché disvelarsi, si fa sempre più impenetrabile.
Io non so dire se questa sia una pena o un premio. Io non so dire nulla, ma so che questo luogo (...) non dev’essere in alcun modo cercato né in alcun modo trovato.
“Voci notturne”, 1995, epilogo.