ANNA
ANNO: 1975
PAESE: Italia
GENERE: Documentario
REGIA: Alberto Grifi e Massimo Sarchielli
CAST: Anna, Massimo Sarchielli, Vincenzo Mazza, Stefano Cattarossi, Louis Waldon, Jane Fonda (per una dozzina di secondi, nel ruolo di se stessa), Ivano Urban e 200 persone tra troupe e cast
DURATA: 225’
L’ho visto io, registrato da Rai Tre a Fuori Orario una quindicina di anni fa.
E’ indubbiamente un film da cinefili, assolutamente sperimentale: se si è consapevoli del fatto che si sta guardando qualcosa di completamente diverso dalla filmografia tradizionale, se si riescono a reggere le tre ore e quarantacinque e a vincere la noia perché non succede praticamente nulla, è un’esperienza decisamente interessante.
Il film è stato restaurato quest’anno dalla Cineteca di Bologna e verrà presentato al Festival di Rotterdam nel gennaio 2015.
Cito dal Mereghetti, che gli assegna quattro stelle e ne svela delle curiosità sorprendenti:
La storia di Anna, una sedicenne incinta e tossicodipendente che Massimo Sarchielli incontra casualmente in Piazza Navona. Ospitata dall’attore-regista, la ragazza diventa il soggetto del film che Sarchielli decide di girare insieme a Grifi, ma le cose non vanno secondo copione: la ragazza è refrattaria a qualsiasi ruolo imposto, e l’elettricista (ex operaio della Pirelli) entra in scena per dichiararle il suo (vero) amore. La realtà prende il sopravvento su tutto.
Impressionante esperienza di cinema-diretto (la sceneggiatura di Sarchielli e Roland Knauss fu abbandonata dopo dieci giorni di lavorazione) girata in videotape nel corso di sei mesi per un totale di undici ore di lavorazione e poi tradotta su pellicola in 16 mm e ridotta alla durata attuale grazie al “vidigrafo” un sintetizzatore elettronico messo a punto da Grifi).
La grandezza di questo film sperimentale sta tutta nel riconoscimento sul campo, da parte degli autori, dell’impossibilità di una regia tradizionale, che abbia il controllo sul racconto e riduca la miseria del quotidiano entro canoni accettabili: coinvolti dalla vita e dalla ribellione di Anna e Vincenzo (ma anche dagli altri “personaggi” incontrati nei dintorni di Piazza Navona).
Grifi e Sarchielli abbandonano la telecamera a una sorta di flusso di coscienza in tempo reale, che scardina completamente la struttura cinematografica di partenza sia il rapporto gerarchico tra chi filma e chi è filmato, facendo irrompere sullo schermo una
tranche de vie libera da mediazioni estetiche e compromessi narrativi. Molte le sequenze memorabili: la doccia di Anna, al termine della quale Sarchielli, che l’aveva aiutata, si ritrova con un pidocchio in mano; il racconto di Vincenzo, durante la dichiarazione d’amore, sulle sue lotte alla Pirelli; la carica contro un corteo di femministe, ordinata da un commissario che si sente offeso nella propria virilità; la provocazione di Waldon (attore di Andy Warhol) nei confronti di un uomo di colore che reagisce con rabbia spontanea.
Dopo la fine della lavorazione, Anna abbandonò sia Vincenzo che il bambino e finì in manicomio.
Girato tra il 1972 e il 1973, presentato per la prima volta al Forum di Berlino nel 1975 (e poi alla Mostra di Venezia nello stesso anno)
Anna fu accolto con entusiasmo dalla critica ma ebbe (e continua ad avere) enormi difficoltà di circolazione.
[Modificato da Gipsyqueen 16/10/2014 11:23]