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"Anna" - di Alberto Grifi e Massimo Sarchielli - con Anna, Massimo Sarchielli

Ultimo Aggiornamento: 31/10/2014 08:09
15/10/2014 11:53
 
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Non so se ne avete mai parlato, in tal caso mi scuso per l'aggiunta impropria. Vi è mai capitato di vedere questo film? Cosa ne pensate?
16/10/2014 11:21
 
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ANNA

ANNO: 1975

PAESE: Italia

GENERE: Documentario

REGIA: Alberto Grifi e Massimo Sarchielli

CAST: Anna, Massimo Sarchielli, Vincenzo Mazza, Stefano Cattarossi, Louis Waldon, Jane Fonda (per una dozzina di secondi, nel ruolo di se stessa), Ivano Urban e 200 persone tra troupe e cast

DURATA: 225’


L’ho visto io, registrato da Rai Tre a Fuori Orario una quindicina di anni fa.
E’ indubbiamente un film da cinefili, assolutamente sperimentale: se si è consapevoli del fatto che si sta guardando qualcosa di completamente diverso dalla filmografia tradizionale, se si riescono a reggere le tre ore e quarantacinque e a vincere la noia perché non succede praticamente nulla, è un’esperienza decisamente interessante.

Il film è stato restaurato quest’anno dalla Cineteca di Bologna e verrà presentato al Festival di Rotterdam nel gennaio 2015.

Cito dal Mereghetti, che gli assegna quattro stelle e ne svela delle curiosità sorprendenti:

La storia di Anna, una sedicenne incinta e tossicodipendente che Massimo Sarchielli incontra casualmente in Piazza Navona. Ospitata dall’attore-regista, la ragazza diventa il soggetto del film che Sarchielli decide di girare insieme a Grifi, ma le cose non vanno secondo copione: la ragazza è refrattaria a qualsiasi ruolo imposto, e l’elettricista (ex operaio della Pirelli) entra in scena per dichiararle il suo (vero) amore. La realtà prende il sopravvento su tutto.
Impressionante esperienza di cinema-diretto (la sceneggiatura di Sarchielli e Roland Knauss fu abbandonata dopo dieci giorni di lavorazione) girata in videotape nel corso di sei mesi per un totale di undici ore di lavorazione e poi tradotta su pellicola in 16 mm e ridotta alla durata attuale grazie al “vidigrafo” un sintetizzatore elettronico messo a punto da Grifi).
La grandezza di questo film sperimentale sta tutta nel riconoscimento sul campo, da parte degli autori, dell’impossibilità di una regia tradizionale, che abbia il controllo sul racconto e riduca la miseria del quotidiano entro canoni accettabili: coinvolti dalla vita e dalla ribellione di Anna e Vincenzo (ma anche dagli altri “personaggi” incontrati nei dintorni di Piazza Navona).
Grifi e Sarchielli abbandonano la telecamera a una sorta di flusso di coscienza in tempo reale, che scardina completamente la struttura cinematografica di partenza sia il rapporto gerarchico tra chi filma e chi è filmato, facendo irrompere sullo schermo una tranche de vie libera da mediazioni estetiche e compromessi narrativi. Molte le sequenze memorabili: la doccia di Anna, al termine della quale Sarchielli, che l’aveva aiutata, si ritrova con un pidocchio in mano; il racconto di Vincenzo, durante la dichiarazione d’amore, sulle sue lotte alla Pirelli; la carica contro un corteo di femministe, ordinata da un commissario che si sente offeso nella propria virilità; la provocazione di Waldon (attore di Andy Warhol) nei confronti di un uomo di colore che reagisce con rabbia spontanea.
Dopo la fine della lavorazione, Anna abbandonò sia Vincenzo che il bambino e finì in manicomio.
Girato tra il 1972 e il 1973, presentato per la prima volta al Forum di Berlino nel 1975 (e poi alla Mostra di Venezia nello stesso anno) Anna fu accolto con entusiasmo dalla critica ma ebbe (e continua ad avere) enormi difficoltà di circolazione.


[Modificato da Gipsyqueen 16/10/2014 11:23]
31/10/2014 08:09
 
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Nanu nanu
Negli anni settanta andavano molto queste cose e quindi associare una pellicola del genere a quel periodo è la cosa più facile. A vantaggio di Grifi/Sarchielli bisogna dire che l'esperimento è originale, tant'è che ancor oggi se ne parla come di una produzione "cult". Tuttavia essa è ovviamente poco fruibile, perchè se sai che un film dura tre ore e mezzo non sei certo invogliato ad andarlo a vedere... Poi ogni opera cinematografica si porta dietro una filosofia e in questo caso vi è un'irrimediabile datazione '70. Si tratta di un documento, più che di un semplice film, ed essendo un film-verità non tutti gli aspetti ci piacciono. Si potrebbe disquisire sul modo di vivere di questa gente, sulle idealità più o meno sincere che essa esprimeva, sull'uso/abuso che i cinematografari hanno fatto delle persone che transitavano nei paraggi della pellicola... In realtà da quel che si può intendere "Anna" fu un esperimento, che consisteva nel mettere una ragazza davanti ad una cinepresa, all'inizio per farle fare ciò che regista e sceneggiatore ritenevano fosse più giusto, in seguito accorgendosi che la ragazza e i suoi amici rifiutavano lo schema della recitazione a comando. Alla parodia di sè stessi, preferivano senz'altro sè stessi. In questa "verità" che via via si fa strada, nel corso della narrazione, Grifi e Sarchielli montano inserti di verità "vera" come una manifestazione di femministe che finisce in rissa con le forze di polizia oppure una serie di quadretti umani invero piuttosto desolanti di animatori della Piazza Navona del 1972.
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