Fiordaliso (Marina).
Piacentina, avviata agli studi musicali da un padre batterista (è diplomata in canto e pianoforte al conservatorio di Piacenza), inizia prestissimo una lunga gavetta prima nelle sale da ballo, quindi nei piano bar, dove raffina il suo repertorio specializzandosi nell’interpretazione delle canzoni di Luigi Tenco.
Infine in lunghe tournée (siamo nel 1976) negli Emirati Arabi: esperienza, quest’ultima, che darà in seguito occasioni alla stampa rosa per imbastire fantasiose storie sul suo passato di concubina nell’harem di un non meglio identificato sceicco.
La sua ascesa professionale inizia nel 1981 con la vittoria al concorso per voci nuove di Castrocaro, titolo che le consente di diritto di accedere al Festival di Sanremo del 1982.
Vi partecipa con il brano “Una sporca poesia” (tra gli autori anche Zucchero) che, se non le vale la finale, le fa vincere il premio della critica tra i giovani.
L’anno seguente è di nuovo sul palco dell’Ariston con “Oramai”. La canzone si presta perfettamente a mettere in luce la sua potente vocalità “blues” e Fiordaliso riesce ad imporsi come una delle poche rivelazioni della manifestazione. Esce il primo album che porta il suo nome che, pur registrando un discreto successo di pubblico, non le permette una vita artistica sufficientemente autonoma da poter rinunciare alle boccate di popolarità assicurate dalle presenze festivaliere. Nel 1984, infatti, esplode il successo di “Non voglio mica la luna” ed esce un album con lo stesso titolo.
Nel 1985 è la volta di “Il mio angelo”, dedicata al figlio Sebastiano e dell’album “A ciascuno la sua donna”, dove la cantante interpreta brani inediti scritti per lei, tra gli altri, da Vasco Rossi, Enrico Ruggeri, Fabio Concato, oltre alle solite solfe del suo produttore ed autore Enzo Malepasso.
Verso la fine del 1985, dopo una lunga tournée nei Paesi del Sud America, dove “Non voglio mica la luna” spopola, esce l’album “Dal vivo per il mondo”, un reportage della sua attività live (dove dimostra di avere davvero talento) in questi Paesi e nell’allora Unione Sovietica. L’album contiene anche il successivo singolo “Sola no, io non ci sto”, curiosamente nella versione spagnola.
“Fatti miei” è il brano che la cantante emiliana propone a Sanremo 1986, ma ormai è rimasta prigioniera della “sua luna” e stenta ad imporsi.
Seguono due partecipazioni “disastrose” a Sanremo con due brani di Toto Cutugno, suo nuovo produttore, che la fa passare alla EMI. Si tratta di “Per noi” e “Se non avessi te”, dove forse Fiordaliso dà il peggio di sé. Le canzoni sono estremamente banali, mielosamente sdolcinate, tipiche della produzione Cutugno anni Ottanta (e anche dopo).
Nel 1990 esce l’album “La vita si balla”, che raccoglie tiepidi riscontri. E’ a Sanremo del 1991 che Fiordaliso riconquista un poco di popolarità (e credibilità) con il bel brano “Il mare più grande che c’è (I love you man)”, ben arrangiato da Fio Zanotti ed eseguito in coppia con Laura Branigan.
Nel 1992 partecipa con scarso successo al Cantagiro, prodotta dai Pooh, con i brani “Questa vita cosa vuole da me” e “Dimmelo tu perché” ma non riesce a raggiungere la finale.
Se ne perdono poi le tracce: solo in Italia, però, perché Fiordaliso è molto popolare in Spagna e nei Paesi dell’America del Sud.
Partecipa sporadicamente a gare televisive, ma tutto sommato la sua attività è prevalentemente all’estero.
Torna a Sanremo nel 2002 con il brano “Accidenti a te” e si azzuffa con una giornalista nel Dopofestival perché viene accusata di aver portato un brano che ricorda molto le telenovelas di scarsa produzione. Il brano è il singolo trainante dell’album che contiene i suoi successi in nuove (bruttissime) versioni.
Nel 2004 una piccola etichetta quale la NAR dà alle stampe quello che era un album previsto in uscita già nel 1998: “Come si fa” che contiene due inediti nel 1997 scritti per lei dal figlio Sebastiano (“Come si fa” e “Ahi ahi ahi”), la reincisione di brani di repertorio quali “Il mare più grande che c’è”, “Fatti miei”, “Non voglio mica la luna”, “Cosa ti farei”, “Il mio angelo” e “Una sporca poesia”. Questa volta le versioni sono tutte ottime, comprese quelle personali di “Sei bellissima” , “Dedicato” e “Il mare d’inverno” di Loredana Bertè, “La mia banda suona il rock” di Ivano Fossati e, soprattutto, la più decorosa versione finora sentita di “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini.
L’album, venduto a basso prezzo (8 Euro) è prodotto niente meno che da Alberto Radium, con ottimi strumentisti.
Fiordaliso è rimasta prigioniera del successo di “Non voglio mica la luna” ed è stata etichettata come interprete di facili successi commerciali (le canzoni di Cutugno non scherzano, ma non va dimenticata “Li-be-llu-la”, canzone davvero tremenda).
E’ stata utilizzata da produttori e case discografiche che ne hanno stravolto l’immagine positiva che aveva dato con “Oramai”.
Peccato, adesso che Fiordaliso ha trovato la sua strada di grande interprete, nessuno la ascolta più.
Se la Fabbrica Italiana Automobili Torino si chiama FIAT,
perché la Federazione Italiana Consorzi Agrari si chiama Federconsorzi?