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Chet Baker

Ultimo Aggiornamento: 15/07/2005 17:46
14/07/2005 20:05
 
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Visto che il livello di competenza in questo forum e' niente affatto male, apro una discussione su una delle piu' belle figure del Jazz. Chet Baker
Nato il 23 dicembre 1929 a yale (Oklahoma) trasferitosi all'eta' di 10 anni in California comincio' sin da bambino a manifestare interesse per la musica in particolare per gli strumenti a fiato, trombone prima e a 12 anni tromba.
Quest'ultimo strumento diventera' il suo compagno inseparabile per tutta la vita. Assieme attraverseranno il mondo dapprima con la banda dell'esercito, poi con il Gerry Mulligan's pianoless quartet ed infine nel '53 con un suo proprio quartetto The Chet Baker Quartet.
Passera' gran parte degli anni '60 in Europa in una stagione segnata da un altalenarsi di successi, insuccessi, alcolismo, scandali, galera. Sono gli anni della droga il cui uso costera' a Chet la perdita dei denti superiori, costringendolo ad imparare a suonare con una dentiera.
Anni difficili e tormentati ma che ci lasciano album come Baby Breeze, Baker's Holiday, Blood, Chet & Tears ecc.
Nel 1974 esce She was too goo to me, un sogno spalmato sul vinile ( scusate ma stravedo per questo album e soprattutto per la canzone omonima)
Con gli anni anziche' affievolirsi il suo talento cresce, si sviluppa, matura ed escono autentiche perle come Silence Con un grande Pieranunzi al piano) nonche' A Night at the Shalimar. Una curiosita' ama l'Italia, ha molti amici soprattutto nella citta' simbolo del Jazz Bologna dove nel 1985 incide "In Bologna" registrazione del concerto tenuto al teatro delle celebrazioni il 20 Aprile 1985.
Avrebbe ancora molto da dire e soprattutto da farci ascoltare quando ad Amsterdamm trova la morte precipitando giu' dalla finestra del suo albergo. Era il 13 Maggio 1988
che ne pensate di lui? lo conoscete? vi piace?
14/07/2005 23:08
 
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Beh su Bologna citta' simbolo del Jazz ci sarebbe da discutere, dato che il Jazz nostrano ha sempre avuto come culla, fin dagli esordi, Milano.

E dato che si parla di Chet, ne è prova per es un CD (guarda la coincidenza) che ho acquistato proprio ieri, CHET IN MILAN, anno 1959.
Artisti che lo accompagnano: Renato Sellani, Franco Cerri, Gianni Basso, Glauco Masetti, e alla batteria un artista francese di cui ora mi sfugge il nome.
Registrazioni impeccabili, un Chet splendido, e grande Jazz.


15/07/2005 01:21
 
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Uhm, si' forse ho un po' esagerato a definire Bologna "Culla" mi sono lasciato pendere dal campanilismo. certo e' che se Milano ha indubbiamente un prestigioso passato, Bologna puo' vantare un brillante presente. Alcuni locali sono diventati luoghi simbolo del Jazz italiano ed internazionale come il Bentivoglio o il Chet Baker Jazz Club.
cio' non toglie che porto il massimo rispetto a band come la Milano Jazz Gang.
Cmq andro' subito a comprare CHET IN MILAN. Il grande jazz non ha frontiere[SM=x520499]
15/07/2005 12:31
 
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Mettetemi nel gruppo dei fan di Chet Baker. Come non farsi conquistare dalla sua naturalezza, dalla sua semplicità, e anche da quella sua faccia da schiaffi?

Come musicista è sempre stato un istintivo. Non aveva una grandissima confidenza con la musica scritta, nè con le regole formali di armonia e contrappunto: forse per questo le sue cose che a me piacciono di più sono quelle registrate negli anni 50 insieme a Gerry Mulligan, nel celebre quartetto senza pianoforte. In quella formazione c'era già un grande arrangiatore, Mulligan, e questo bastava ed avanzava: Chet era libero di mettere tutta la sua inventiva nelle sue improvvisazioni da solista, facendo leva sul suo tipico timbro medio e sulla precisione dell'emissione di fiato.

Potremmo parlare dei suoi anni cupi, soprattutto i 70 e gli 80, in cui la tossicodipendenza lo fece precipitare veramente molto in basso. Ma forse è giusto mettere da parte questo suo lato oscuro e ricordarselo quando, sul palco, con gli occhi verso il pavimento, accennava timidamente "My funny Valentine"...



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Nell'amor le parole non contano
conta la musica

(Roberto Benigni - "Quanto t'ho amato")



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15/07/2005 17:46
 
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Re:

Scritto da: Nick the Toll 15/07/2005 12.31


Come musicista è sempre stato un istintivo. Non aveva una grandissima confidenza con la musica scritta, nè con le regole formali di armonia e contrappunto: forse per questo le sue cose che a me piacciono di più sono quelle registrate negli anni 50 insieme a Gerry Mulligan, nel celebre quartetto senza pianoforte. In quella formazione c'era già un grande arrangiatore, Mulligan, e questo bastava ed avanzava: Chet era libero di mettere tutta la sua inventiva nelle sue improvvisazioni da solista, facendo leva sul suo tipico timbro medio e sulla precisione dell'emissione di fiato.




[SM=x520497] [SM=x520497] [SM=x520497]

Verissimo, con Mulligan aveva fatto cose egregie, anche perche' si potrebbe dire che in quello storico quartetto, non aveva chiamiamola "responsabilita' artistica" . Questa e' forse stata la sua vera debolezza l'incapacita' di prendere seriamente la musica, di manovrarla, di arrangiarla, e' stata un gioco, un assolo, cosi' come la vita. Tutto in lui e' stato come una costante "svisata".
Ma e' proprio questo limite, questa fragilita' che me lo fa amare ancora di piu'.
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