Non voglio minimamente discutere sulla qualità delle canzoni in gara: ognuno ha i propri gusti e su questo non c'è nulla da dire.
Vorrei piuttosto esaminare i nomi dei partecipanti. Forse in questa edizione ci sono davvero i "big" del momento. L'unica che arrivava piuttosto in punta di piedi era Rettore, ma ci ha dimostrato poi di quale pasta fosse fatta.
Salvetti è riuscito a portare al Festival il meglio delle vendite: il Giardino dei Semplici ("M'innamorai", "Tu ca nun chiagne"), i Santo California ("Tornerò", "Dolce amore mio" e "Un angelo"), i Collage ("Due ragazzi nel sole") erano stai nel corso dell'anno precedente ai vertici delle classifiche di vendita.
Gli altri, invece, erano alla ricerca di una conferma.
I toscani Homo Sapiens avevano alle spalle l'affermazione di "Tonerai tornerò"; i Matia Bazar avevano assaggiato le classifiche con "Stasera... che sera!", "Cavallo bianco/Per un'ora d'amore" e "Che male fa".
Umberto Napolitano era tra i più trasmessi dalle radio libere con "Ora il disco va" e "Oggi settembre 26"; anche Santino Rocchetti era piuttosto popolare, così come la Strana Società ("Fai tornare il sole" e "Una manciata di sabbia").
Alla ricerca di conferme anche gli Albatros di Cutugno, ben piazzati nell'edizione precedente e messisi in ulteriore luce con "Nel cuore, nei sensi". Reduci da affermazioni in manifestazioni minori, infine, Leano Morelli ("Un amore diverso") e Daniela Davoli ("Se fossi come lei"), indicata dalla critica come rivelazione e potenziale vincitrice.
Ripeto, non sto a discutere sulla qualità delle canzoni, ma sui partecipanti c'è da dire che forse rappresentavano davvero quello che la maggior parte del pubblico voleva.
Se la Fabbrica Italiana Automobili Torino si chiama FIAT,
perché la Federazione Italiana Consorzi Agrari si chiama Federconsorzi?