Mentre sul video scorrono le immagini di un'automobile che s'avventura di notte lungo una strada sulla quale atterra un oggetto misterioso, la voce narrante (di Carlo Hintermann) recita:
Gli invasori: extraterrestri provenienti da un pianeta morente.
Loro destinazione: la terra.
Loro scopo: impadronirsi del mondo.
David Vincent li ha visti.
Tutto cominciò una notte, in una campagna solitaria, cercando una strada che non trovò mai.
Era troppo stanco per proseguire il suo viaggio.
Tutto cominciò con l'atterraggio di un U.F.O di un 'altra galassia.
Ora lui sa che gli invasori sono sulla Terra.
Lui sa che hanno preso sembianze umane.
In qualche modo doverà convincere il mondo incredulo che l'incubo... è già cominciato.
Si tratta di una serie TV di 43 puntate, trasmessa dall'ABC dal Gennaio 1967 al Gennaio 1968, e arrivata in Italia nel 1981 (sulle televisioni locali non nazionali).
Il protagonista, l'architetto
David Vincent (interpretato dall'attore Roy Thinnes) è testimone involontario dell'arrivo sulla terra di una prima colonna di alieni i quali, provenienti da un pianeta oramai morente, sono decisi a colonizzare il nostro pianeta dopo averne verificato le condizioni di vita e le risorse.
Purtroppo per lui, l'involontario testimone è subito avvistato dagli invasori, che si gettano al suo inseguimento.
Da quel momento la vita dell'arch. Vincent non sarà più la stessa: costretto a fuggire di città in città, si trova nella frustrante condizione di dover convincere dell'accaduto gli scettici terrestri, che, quando non lo prendono per uno spostato e per un soggetto da rinchiudere, lo compatiscono. Gli alieni hanno dalla loro la straordinaria capacità di depredare corpi umani, prendendo le vite di uomini e donne con cui il disperato fuggiasco avrà a che fare.
Un solo particolare rivela la loro presenza all'occhio esperto: la deformità del mignolo. Ma altre sono le caratteristiche che li distinguono dagli umani...
Chi ricorda la serie?
[Modificato da Roberto@C 19/04/2008 23:06]
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Dove finisce la ragione comincia un territorio che non ci appartiene, nel quale siamo intrusi: una terra di regole che non conosciamo, dove si parla una lingua misteriosa e dove le nostre logiche non sono utilizzabili in alcun modo.
Noi in questo territorio possiamo solo subire il mistero, che, anziché disvelarsi, si fa sempre più impenetrabile.
Io non so dire se questa sia una pena o un premio. Io non so dire nulla, ma so che questo luogo (...) non dev’essere in alcun modo cercato né in alcun modo trovato.
“Voci notturne”, 1995, epilogo.