Mondiali di calcio 2010

Mi sono svegliato, stamattina, ed ero rincoglionito. Dopo la sbornia TV di ieri sera, tra un'intervista e l'altra, ero giunto alla conclusione che di calcio non capivo più una mazza. Dai cronisti di Sky, euforici per ogni tiraccio sghembo degli azzurri (due o tre: il Paraguay poteva avere anche Ollio tra i pali e non sarebbe cambiato nulla) ai giornalisti RAI, leccaculo e pavidi nel porre le domande scomode al CT Lippi, tranne poi rompergli i coglioni con Radio Padania e la sua controcronaca da mentecatti (il giornalista dovrebbe dare le dimissioni ed andare a vendere pesce marcio a Portofino). Abbiamo pareggiato contro una squadretta alla quale, in altri tempi, avremmo tranquillamente rifilato due o tre goals. La cosa non mi sorprende dato che per la prima volta non abbiamo nemmeno la brutta copia di Baggio, Totti, Del Piero, Rivera, Mazzola, ossia gente capace di dettare, almeno una volta in partita, l'ultimo passaggio, quello illuminante. Tanti buoni zappatori, nel senso buono, in questa italietta, con qualche giovane interessante (Criscito), un Montolivo che va a corrente alternata, fisicamente fragilino dato che perdeva sistematicamente tutti i contrasti. Per "fortuna" che c'è Camoranesi, uno capace di farsi ammonire, rischiare l'espulsione, non combinare nulla e perdere ogni pallone. Nell'intervista rilasciata, secondo lui, la gente che critica non ha mai giocato a calcio: viceversa, nell'intervista che ho rilasciato a mio fratello, "il gioco del pallone è qualcosa di più di uno schema tattico" (liberamente tratto dalla più colorita "daghe fogo ale gambe e impicate cò le stringhe dele scarpe, inseminìo!"). Non so se questa squadra avrà un futuro, se andrà avanti nella competizione; di sicuro, per segnare spenderà una tonnellata di sudore in ogni partita. Se ripenso alla efficace Germania, con un'età media di 24 anni, che ha saputo investire sui giovani, mi vengono i brividi: tre passaggi, tre tocchi e...goal! All'Australia, certo, ma tutto di prima.