La vidi in casa di un mio compagno liceale di discendenze nobili toscane.
Sebbene la famiglia fosse totalmente scevra da quella "puzza" altolocata, anticamera di atteggiamenti piuttosto discutibili, la loro casa conservava un aspetto abbastanza austero ed al contempo lussuoso che faceva notare le differenze. Un piano intero di un palazzo, 22 stanze disseminate ovunque, tanto che, nonostante frequentassi quella casa da oltre 5 anni, non riuscivo mai a trovare il bagno al primo colpo ( e si che ve ne erano almeno tre ).
Inutile sottolineare che la stanza che conteneva il televisore 28 pollici era praticamente una piazza d'armi e , all'epoca, grossa almeno una volta e mezzo l'appartamento dove abitavo. Quel giorno però quella stanza aveva perso l'altezzosità che gli spettava di diritto in un qualsiasi altro momento: i divani erano stati spostati per far posto ad ordinari tappetoni di stoffa dove ci assiepavamo in almeno una ventina di persone; un gigantesco tavolaccio di legno, tipo Ikea, era posizionato sulla destra, dopo aver momentaneamente mandato in pensione il finissimo e mastodiontico cugino in cristallo, pieno zeppo di ogni ben di dio: bibite, tartine, alcolici birra, superalcolici.... solamente il lampadario assolutamente gigantesco ed incombente sulle nostre teste insieme ad un manipolo di quadri temerari e costosissimi avevano rinunciato a spostarsi momentaneamente altrove: anche loro volevano vedere la finale dei mondiali di calcio del 1982.
Se eravamo tutti li c'era il suo buon motivo. Dopo un girone eliminatorio a dir poco abulico e fortunoso dove ognuno di noi aveva visto la partita rigorosamente tra le mura di casa propria, la voglia di ritrovarsi tutti insieme per soffrire nel girone di ferro con Argentina e Brasile non era molta. Infatti soltanto io accettai l'invito di Mario per l'esordio con l'Argentinae mi presentai cinque minuti prima dell'inizio a casa sua sprofondandomi su un divano, morbido più possibile, per addolcire la bruciante sconfitta che andavo preventivando.
Invece successe che quella partita la si vinse 2 a 1 ...
Mario ed io uscimmo per le strade del centro a clacksonare festanti e, solamente dopo il nostro coraggioso inizio, altre macchine si unirono strombazzanti al coro...tutto sommato un mesto festeggiamento in attesa della baccata da prendersi contro la squadra più forte del mondo. A loro , i brasiliani, bastava un pareggio contro di noi per accedere alle semifinali, avendo sconfitto 3 a 1 gli odiati cuginastri sudamericani; noi dovevamo vinceren e basta...seeeeee!!!
Un'oretta prima della partita Mario mi chiama invitandomi ancora a casa sua adducendo ad una strana cabala per cui bisognava prendere le postazioni della volta precedente per sperare nella vittoria. Andai volentieri perchè tutto sommato in quella casa c'era sempre un gran ben di dio ed infatti non solo vincemmo ma mi rimpinzai come un porcellino! Questa volta il caos in centro era di dimensioni davvero ragguardevoli!! Per la semifinale Mario aprì le porte a tutti quelli che volevano entrare e sono sicuro che fummo tutti noi in quella casa festanti e urlanti come nessun altro a sospingere dentro la porta polacca i due palloni colpiti da Paolo Rossi..ed ora la finale. Impensabile fino a qualche giorno prima.
Quella Germania mi stava antipatica...c'era Schumacher portiere, forse pilota mancato, che aveva appena freddato sul campo Battiston, nella semifinale con la Francia, con un'uscita criminale al punto giusto, ma soprattutto c'era quello che, nel mio personalissimo e singolare immaginario, personificava la quintessenza della razza ariana nella sua più spietata cattiveria : Ulrich (Uli) Stielike. Odio ammetterlo, ma odiavo quei tedeschi, odiavo quella nazionale che ci separava dal tetto del mondo, li vedevo tutti in tenuta da SS con la svastica sul petto e noi eravamo li...in fuga per la vittoria.
Dopo aver eliminato nell'ordine Argentina, Brasile e Polonia in maniera così convincente non potevamo certo fermarci adesso, non potevano certo fermarci quei tedeschi, con la casacca bianca, ma con l'anima più nera della pece. Almeno lo speravamo tutti.
E si perchè adesso siamo veramente tanti assiepati in quella stanza , ragazzi e ragazze anche quelle a cui il calcio non è mai fregato niente , anche quelle che ti tiravano via per un orecchio se per caso, durante una passeggiata domenicale in riva al mare, ti fermavi a chiedere , implorante, ad un vecchiettino con la radiolina incollata all'orecchio il risultato della tua squadra del cuore. C'erano anche loro a tifare per i bei colori azzurri della nostra nazionale, qualcuno aveva una bandiera, la ricordo bene, con su scritto "forza italia"; oggi , ne sono sicuro, si vergognerebbe come un ladro a mostrarla a chichessia.
Insomma siamo tutti li ad aspettare il gol che non arriva e che non arriverà per tutto il primo tempo. Il bel Cabrini fallisce il rigore e giù moccoloni;le più incazzate sono le donzelle , come se il bel Cabrini , sbagliando il penalty, le avesse tradite tutte contemporaneamente, ma ricordo ancora come reagì allo sbaglio, non disperandosi affatto e tornando indietro a testa altra quasi sorridente come a dire: "calma bambole, è solo rimandato!"
Infatti nella ripresa al 57' Rossi, al 69' Tardelli e all'81' Altobelli piazzano tre castagne indimenticabili. E' il delirio in casa "Mario": il lampadario vacilla ma non cade, i quadri appesi non hanno mai assistito nella loro vita più che centenaria ad un simile "bordello". Il gol di Breitner ci porta qualche brivido di paura anche se mancano solo 7 minuti alla fine. Non ci sarà un recupero fiume come siamo adesso abituati e francamente non c'è più tempo per i cattivi tedeschi dall'anima nera di provare a ferirci ancora.
Usciamo vittoriosi per la strada, idealmente con il nostro presidente e siamo davvero in tanti a far casino quella sera.
Vivremo di gloria all'estero per circa un paio d'anni e tutto sommato non fu affatto cosa spiacevole.