Ce n'è da scrivere, su questa edizione. Mi ricordo ancora un sacco di canzoni, e alcune sono proprio belle.
Riccardo Cocciante - Ecco, IMHO fra le belle canzoni non c'è "Se stiamo insieme", che fruttò a Cocciante una delle vittorie più annunciate della storia del Festival, ma che resta una canzone monocorde e scontata.
Renato Zero - Renato al suo meglio. Via il trucco pesante, via gli ammiccamenti di un tempo, resta solo la sua bravura di interprete e la sua capacità di catalizzare su di sè l'attenzione del pubblico. La canzone, scritta da Mariella Nava, era bellissima e sembrava tagliata su misura per lui. La sua esibizione fu un grande momento di spettacolo.
Marco Masini - Proseguì sulla linea aperta da "Disperato" l'anno prima: questa "Perché lo fai" aveva meno appeal, ed era forse un po' troppo pesante. Secondo me fu un po' anonima l'esibizione di Dee Dee Bridgewater, che invece l'anno prima era stata eccellente alle prese con "Uomini soli" dei Pooh.
Enzo Jannacci - Meritatissimo premio della critica: canzone "da guardare" più che da ascoltare, sostenuta anche da una grande interpretazione di Ute Lamper.
Loredana Bertè - Buon pezzo, e Loredana in buona forma.
Raf - Uno che conosce bene il mestiere di scrivere canzoni: "Oggi un Dio non ho" è uno dei suoi migliori pezzi di quegli anni.
Umberto Tozzi - Come Raf, è un compositore eccellente, e in più è anche un cantante straordinario. "Gli altri siamo noi" è secondo me uno dei suoi pezzi migliori (in questo sono d'accordo con Tidus), trascinante e pieno di significato.
Ladri di Biciclette - Ottimo jive all'emiliana, eseguito con un bel piglio. Fantastica l'esibizione di Jon Hendricks, grande conoscitore dell'arte di cantare il jazz (sono suoi molti testi dei Manhattan Transfer, incluso quello della celebre "Birdland" dei Weather Report).
Mariella Nava - Imposta da Renato Zero, cantò un brano troppo "morbido" per lei, che in genere si esprime meglio con i pezzi di grande carattere ed intensità.
Grazia di Michele - Grande stile e compostezza, ma un brano forse poco adatto alla kermesse sanremese. Nemmeno Randy Crawford riuscì a risollevarlo più di tanto.
Fiordaliso - Come ho già scritto nel topic dedicato a lei, trovo "Il mare più grande che c’è" un bellissimo pezzo, efficace e ben arrangiato. Fiordaliso ci mise del suo, con una bella interpretazione grintosa.
Jo Squillo e Sabrina Salerno - Come dimenticarle! Un pezzo molto anni 80, nello stile e nel testo. Un grande momento di televisione (si fa per dire) il momento in cui, sulle parole "Siamo donne, oltre le gambe c'è di più" Sabrina Salerno pensò bene di sganciarsi il top restando in reggiseno e gonnellino, dando alla frase "c'è di più" un senso forse non voluto.
Bertoli / Tazenda - Grande riscontro di pubblico per questa canzone dei Tazenda, forse resa meno efficace da Bertoli. Il pezzo è secondo me inferiore a "Pitzinnos in sa gherra" dell'anno successivo, ma ebbe il merito di portare all'attenzione del pubblico la forza e l'efficacia della musica popolare sarda. Ricordo anch'io l'episodio della chiamata a proscenio dopo l'esibizione, per raccogliere ancora l'applauso del pubblico.
Rossana Casale - "Terra" rappresenta l'unico scivolone di Rossana a Sanremo. Il pezzo era leggero e godibile: senonché, una volta in gara, Rossana si trovò spiazzata di fronte a contenuti forti portati da altri artisti (Jannacci, Tozzi, Zero, Masini). Era il momento in cui stava finendo la sua collaborazione con Maurizio Fabrizio, e i pezzi dell'album "Lo stato naturale" ne risentono un pochino.
Riccardo Fogli - Solito pezzo ben fatto, e solita buona interpretazione di Riccardo.
Paolo Vallesi - Mah! A distanza di tanto tempo, non riesco a capacitarmi della vittoria di Vallesi. Il pezzo non era granché, e lui come cantante non era un mostro. Se qualcuno ha una spiegazione, sono pronto ad ascoltare.
Gianni Mazza - Lo ricordo solo perché quell'estate ebbi modo di ascoltare Gianni Mazza dal vivo, con il suo gruppo, sul lungomare di Molfetta. Ditemi ciò che volete, è stato uno dei concerti più divertenti a cui ho assistito. Mazza è un musicista militante di lunga data, e sa benissimo come porsi al pubblico e cosa suonare. "Il lazzo" era un pezzo divertente e niente più ("... con la rima micidiale..."), ma il valore di Gianni Mazza va ben al di là.
Marco Carena - Avevo acquistato il suo primo album, dove c'erano diverse perle di humour ebraico-newyorkese ("... ma tanto lo so che devo morire..." oppure "... l'aveva detto il telegiornale, non fatevi il bagno che finite male...", e tante altre). Se non ricordo male, l'anno prima Carena aveva vinto il Festival di SanScemo, quindi era pronto al grande balzo. Questa "Se...renata" faceva sorridere, ma forse non aveva l'impatto dei pezzi precedenti (e meno male, direbbe qualcuno...).
Chiudo con due pezzi che a me piacquero molto:
Irene Fargo - La mia preferita in assoluto di questa edizione: sia lei, che quell'anno era davvero bella e "stilosa", sia la canzone, "La donna di Ibsen", aperta e ariosa come un pezzo di Morricone. La voce di Irene, impostata e sicura, era eccezionalmente adatta a questo tipo di canzoni: dopo, purtroppo, non ne ha più avute di così adatte, e si è un po' persa in un repertorio "normale", che affrontava spesso senza swing, facendosi dimenticare in fretta.
Bungaro, Conidi e Di Bella - Ragazzi, che canzone! Un bel ritmo trascinante, ma italianissimo, e un testo scritto con grande maestria metrica. Non ricordo esattamente il testo, ma sospetto che anche i contenuti non fossero male.
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Nell'amor le parole non contano
conta la musica
(Roberto Benigni - "Quanto t'ho amato")
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