...lo confesso: non mi è dispiaciuto.
C'è sempre di mezzo la questione dell'atmosfera, più che la trama: quel rituffarsi integralmente negli anni '70, con quei colori particolarissimi che fanno sentire lo spettatore costantemente in un filmino in Super 8, e poi il clima decadente di una città a quell'epoca lasciata a se stessa, con le rughe del tempo ad incrementarne il fascino. La trama non mi ha fatto una particolare impressione, ma l'ho seguita volentieri, perfino con qualche apprensione (l'aggressore che sale sulla barca e...non dico altro per evitare di rovinare il finale a qualcuno). Azzeccato il commento musicale: duro, secco, a tratti squillante e senza fronzoli, capace di destare l'attenzione e di impreviste sottolineature della storia.
Un buon lavoro, insomma, che non metterei nella bacheca dei grandi sceneggiati di quei magnifici anni, ma che non merita di certo l'indifferenza.
RobertoC
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Dove finisce la ragione comincia un territorio che non ci appartiene, nel quale siamo intrusi: una terra di regole che non conosciamo, dove si parla una lingua misteriosa e dove le nostre logiche non sono utilizzabili in alcun modo.
Noi in questo territorio possiamo solo subire il mistero, che, anziché disvelarsi, si fa sempre più impenetrabile.
Io non so dire se questa sia una pena o un premio. Io non so dire nulla, ma so che questo luogo (...) non dev’essere in alcun modo cercato né in alcun modo trovato.
“Voci notturne”, 1995, epilogo.