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Alunni del Sole

Ultimo Aggiornamento: 25/08/2014 16:28
18/08/2014 17:24
 
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Guardiano del faro

Martino Mio
Jenny e la bambola
Mamma mia, e mo' che dico?
Comincio subito con attingere anch'io dalla rete e riportare la recensione di un mio conoscente, Orlando, tratta da un blog che consulto usualmente:

"Il successo ottenuto a Canzonissima dagli Alunni del Sole fu nel 1974 un ottimo lancio per E mi manchi tanto e Un'altra poesia, due brani contenuti nel long playing di questa sera. Ma, nonostante la forte promozione televisiva che aveva spinto i due 45 giri in classifica, Paolo Morelli e company decisero di non pubblicare una raccolta di canzoni e di proseguire senza compromessi lungo la strada del concept-album, inaugurata con Dov'era lei a quell'ora, trentatré giri di esordio di cui abbiamo parlato un anno e mezzo fa. L'altra volta raccontavano la storia di un uomo accusato di omicidio; questa volta gli Alunni raccontano di una adolescente che diventa donna: i testi, inafferrabili ed ermetici, sono conditi con il solito bagaglio morelliano di immagini ricorrenti: maschere, fiori, specchi, bambole, soffitte polverose. I temi musicali riemergono più volte nel corso della suite, spesso con arrangiamenti diversi, come se si trattasse della colonna sonora di un film. Il tutto procede senza impennate né refrain di grande impatto, e il ritmo lento e sognante di tutti i brani, alcuni dei quali solo strumentali o con ampie parti solo vocalizzate, rischia di rendere il lavoro soporifero e noioso. Questo nonostante la collaborazione agli arrangiamenti di uno dei grossi nomi degli anni settanta come Tony Mimms. Tuttavia la presenza dei testi delle canzoni all'interno del disco permette a chi vuole ascoltare con attenzione di non perdersi tra le metafore e di arrivare alla fine del disco, per altro di durata molto breve (non più di 30 minuti), prima di prendere irrimediabilmente sonno.

Una cosa che non riesco a capire è per quale motivo gli Alunni del Sole non hanno voluto (o potuto?) sottoporsi ad una seduta fotografica per l'uscita di questo album: la casa discografica utilizza infatti, nella busta interna, lo stesso scatto che era servito per la copertina del disco precedente, mentre la copertina vera e propria utilizza l'immagine di una donna dall'età indecifrabile (se ne vede solo un occhio e il naso), che stringe la famosa bambola di cartone che dà il titolo all'intero lavoro"

Io devo essere sincero, questo album non mi ha mai fatto impazzire ed ho sempre preferito "Dov'era lei a quell'ora".
Comunque lo comprai all'epoca e conservo ancora il 33 giri.
Concordo, in ogni caso, con la tesi dell'aborto ed aggiungo che la recensione tratta da HPI si riferisce, probabilmente, al solo brano "Jenny", che nella versione del 33 giri ha una durata decisamente superiore al singolo che, se la memoria non mi inganna, era iscritto al Festivalbar del 1974.
Su "Un'altra poesia", invece, ricordo che mi arrabbiai molto all'epoca perché il brano, presentato a Canzonissima, non arrivò nemmeno in finale.

[SM=x520499]


Se la Fabbrica Italiana Automobili Torino si chiama FIAT,
perché la Federazione Italiana Consorzi Agrari si chiama Federconsorzi?
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