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Processo alla Bestie di Satana

Ultimo Aggiornamento: 11/05/2007 22:05
01/06/2006 15:37
 
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Vampirus terribilis
Bestie di Satana, incontro in carcere
«Ho ucciso suo figlio. Perdono» Dialogo tra il «pentito» dei delitti satanici e il genitore di una delle vittime. Il documentario in onda venerdì su Foxcrime STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO


Un estratto del programa
ROMA — Lo guarda fisso negli occhi, poi comincia a parlare. Andrea Volpe, il «pentito» delle «Bestie di Satana», incontra Michele Tollis. Per la prima volta si trova faccia a faccia con il padre di Fabio, una delle sue vittime. E chiede perdono. «Mi dispiace tantissimo per quello che ho fatto. Ma spero che un giorno lei potrà perdonarmi. Io non mi perdonerò mai per le atrocità che ho commesso. Però spero che in futuro lei potrà farlo». Carcere di Novara, sala colloqui. Davanti alle telecamere vittima e carnefice si trovano uno di fronte all’altro. E si parlano. Si chiama «Ultimo Incontro» la trasmissione curata da Simona Ercolani e Fabrizio Rondolino che andrà in onda domani alle 22.50 su Fox Crime.
La ricostruzione dei delitti della setta resta sullo sfondo, i protagonisti adesso sono loro. Perché non era mai accaduto che potessero confrontarsi fuori dall’aula del processo. Non era mai successo che uno potesse interrogare l’altro. Michele Tollis lo fa. Vuole sapere per quale motivo è stato scelto suo figlio, vuole capire se il pentimento di Volpe è davvero sincero. Ma soprattutto vuole scoprire se altri adepti siano sfuggiti agli arresti. È stato lui, con le sue indagini private durate sei anni, con la sua disperazione che a tratti si è trasformata in ossessione, a consegnare ai magistrati le prove per inchiodare le «Bestie». «Mio figlio — rinfaccia ora a Volpe — è uscito una sera per andare a mangiare una pizza con gli amici e me lo sono ritrovato a pezzi sei anni dopo. Lui era diverso da voi. Lui si è difeso perché non voleva morire. Voi non gli avete dato scampo. Per questo ti dico che lo spettro di Fabio vi perseguiterà in eterno».
La «Bestia» lo osserva, poi abbassa lo sguardo. Annuisce con il capo. «Capisco, ha ragione», ripete come un automa. Non sembra ci sia posto per il perdono nel cuore di Tollis, anche se a tratti la sua voce si incrina. «Come uomo retto e di giustizia — dice — prendo atto di quello che hai detto e forse un domani, certamente molto lontano, è possibile che ripensi a questa richiesta e ti assicuro che ti risponderò. Ma come Michele Tollis, come padre di Fabio, devo dirti che il mio perdono non ci sarà mai. Io disprezzo le vostre azioni e sono qui per portarti il messaggio di quattro mamme che hanno consumato i marciapiedi per andare nei cimiteri a trovare i propri figli. Non vi perdoneranno mai».
Fabio Tollis, Chiara Marino, Mariangela Pezzotta sono stati uccisi dalle «Bestie». Andrea Bontade è stato spinto al suicidio. Umiliato e vessato per mesi, una sera di otto anni fa si è lanciato con la sua auto a 180 all’ora e si è schiantato contro un muro. Voleva pentirsi, raccontare gli omicidi brutali compiuti dal gruppo. Voleva uscire dalla setta, ma non glielo hanno consentito. Perché questa era la regola: nessuno poteva tirarsi indietro. E nessuno si tirò indietro anche la sera del 17 gennaio del 1998 quando si decise che Fabio e Chiara dovessero essere sacrificati.
«Quando sei lì — ricorda adesso Volpe — vedi tutto nero, vedi solo quello che devi fare. Io non sentivo le voci dei miei compagni. Sentivo solo le urla e quello che avevo in mente di fare. Sono stato una furia, come tutti gli altri. Una volta che parti non ti fermi più. Però posso dire che eravamo lucidi, quando lo abbiamo fatto eravamo lucidi». Tollis ascolta, poi quasi grida: «Spero che per parecchi anni non sarete in circolazione perché siete persone, e vi considero ancora persone, pericolose. Se ho la certezza che tutti siete sotto chiave finché campo, morirò soddisfatto perché avrò raggiunto lo scopo della mia vita». Dopo venti minuti Tollis si alza. «Ti auguro in bocca al lupo, ma non ti do la mano, perché non potrei mai stringere la mano che ha massacrato mio figlio». Volpe abbassa lo sguardo. «Capisco — sussurra — ma continuo a sperare che un giorno possa succedere e che lui potrà finalmente perdonarmi».


Io sono niente: senza vita, senza anima, odiato e temuto. Sono morto per tutta l'umanità. Ascoltatemi: io sono il mostro che gli uomini che respirano bramerebbero uccidere. Io sono Dracula
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