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Ho incontrato un'ombra - di Daniele D'Anza - con Giancarlo Zanetti, Beba Loncar, Laura Belli

Ultimo Aggiornamento: 30/12/2014 22:54
29/06/2009 18:07
 
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Martino Mio
La colonna sonora
Non capisco come mai il disco che gira sul piatto è della Joker, mentre ricordo benissimo che è della Ricordi (Catalogo SMRL 6133).
Io avevo comperato la cassetta, perché nel 1974 non avevo ancora il giradischi e ricordo perfettamente che era di colore arancione, tipico della produzione Ricordi.
Chissà come mai quello usato nello sceneggiato è un altro disco.
Stasera guardo l'ultima puntata, ma non penso che lo cambieranno......


[SM=x520499]


Se la Fabbrica Italiana Automobili Torino si chiama FIAT,
perché la Federazione Italiana Consorzi Agrari si chiama Federconsorzi?
29/06/2009 18:22
 
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Mavaffffffff!!
Re: La colonna sonora
New Redarrow, 29/06/2009 18.07:

Non capisco come mai il disco che gira sul piatto è della Joker, mentre ricordo benissimo che è della Ricordi (Catalogo SMRL 6133).

[SM=x520499]



E' della Ricordi, infatti. Ho ancora l'originale acquistato dai miei all'epoca della prima trasmissione TV.

Nell'articolo avevo anche inserito la foto scannerizzata dal suddetto 45 giri:



[SM=x520499]



[Modificato da Tidus forever 29/06/2009 18:24]


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"Notte, ore 11 - Esperienza indimenticabile...luogo meraviglioso...piazza con rudere di tempio romano...chiesa rinascimentale...fontana con delfini...messaggero di pietra...musica celestiale...tenebrose presenze"
"Ricordo ancora notte indimenticabile in casa di O. Che io possa essere dannato se accetto di nuovo un suo invito"
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difetto?

Ho notato che, alla fine della terza puntata (edizione Fabbri), c'è un leggero sfasamento tra audio e video. Succede anche a voi o il mio disco è difettoso? [SM=g27833]



- Pensi che un uomo possa cambiare il suo destino?
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(L'ultimo samurai)
03/07/2009 08:56
 
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Anche nel mio dvd c'è lo stesso difetto.
Penso sia un problema della registrazione originale.
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Re:
domiix, 03/07/2009 8.56:

Anche nel mio dvd c'è lo stesso difetto.
Penso sia un problema della registrazione originale.



L'ho preso ieri e devo ancora visionarlo. E' la seconda volta che un DVD Fabbri presenta problemi tecnici (vedi "Come un uragano"). Non è un problema di traccia originale poichè la registrazione RAI in mio possesso in VHS non lamenta questa asincronia. Credo piuttosto che il travaso su supporto digitale sia stato pessimo. Mi è capitato in passato di elaborare filmati con Studio Pinnacle: il progetto era perfetto, ma in fase di masterizzazione l'audio non era perfettamente sincronizzato (risolto poi con Nero).

[SM=x520499]



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Mavaffffffff!!
Copertina DVD Fabbri Editori - parte seconda


[SM=x520499]


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difetti

Ho finito di vederlo, e fortunatamente non ci sono altri grossi difetti tecnici (a parte qualche striatura orizzontale). Sul versante artistico, concordo con Tidus sul fatto che è uno sceneggiato tutto sommato discreto ma molto lento. Il finale, poi, mi è sembrato eccessivamente verboso (ma è un difetto di quasi tutti i lavori scritti da Biagio Proietti). Infine, non mi convince molto Beba Loncar, che sarà anche stata bella ma forse la recitazione non era la sua strada: pronuncia tutte le battute con lo stesso tono cantilenante, abbastanza fastidioso. Forse era il caso di doppiarla, come Janet Agren ne "L'amaro caso...". [SM=g27825]


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(L'ultimo samurai)
03/07/2009 22:20
 
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Re: difetti
Lucawenz, 03/07/2009 21.47:


Ho finito di vederlo, e fortunatamente non ci sono altri grossi difetti tecnici (a parte qualche striatura orizzontale).
[SM=g27825]



Muy bien, questa è già una buona notiza. [SM=x520499]




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Concordo sul fatto che lo sceneggiato sia magari un pò lento e forse un pò troppo verboso. Zanetti chiacchiera molto, anche Laura Belli discorre eccessivamente... Intanto il tempo passa. Invece le ambientazioni mi sembrano molto azzeccate, interessanti alcuni aspetti della storia (quelli in cui si richiama la seconda guerra mondiale e il passato nazista del babbo della Loncar). Incredibile il comportamento di Zanetti, che -allo scopo di evitare imprecisate conseguenze- arriva addirittura ad occultare un cadavere.
Il triste finale, nel quale il depresso Zanetti sprofonda in un ancor più cupa depressione, fa il paio con quello de "La traccia verde". Tutti infelici, i protagonisti di questi sceneggiati...
05/07/2009 14:31
 
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Re: A proposito della Loncar
New Redarrow, 28/06/2009 18.34:

Anche lei, come tante altre attrici, a metà anni Settanta incise un disco. Una canzone dal titolo "Dentro", dove lei recitava su una musica languida, definirlo cantare mi sembra parecchio azzardato.
La ricordate? Era quella che cominciava con "quando ti ho visto tu mi hai vista" e terminava con "e mi sentivo sempre più donna... ebbene sì, sempre più puttana".
L'anno esatto lo controllo quando ho tempo, ma mi pare il 1976.
Il retro era lo stesso brano in versione strumentale.
A sentirla ora è piuttosto comica, ma all'epoca funzionò abbastanza, soprattutto per via delle radio libere che la trasmettevano in continuazione.

[SM=x520499]



Se non ci fosse Roberto, bisognerebbe inventarlo! [SM=x520505]
Ieri a Trento mi ha fatto ascoltare il suddetto brano (bastardo!!!) che è riuscito a smontare l'idilliaca e poetica immagine che avevo della Loncar.
Fine della "santerellina", del "tipino fine", della perfetta "signora di casa" [SM=x520505] In compenso si ride di gusto! [SM=x520569]

Eccola qui: ascoltatela attentamente! Il titolo, poi, per certi versi è tutto un programma!



[SM=x520499]

[Modificato da Tidus forever 05/07/2009 14:32]


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Stracult Show

Avete visto ieri sera "Stracult Show" su Raidue? Si è parlato di questo sceneggiato e c'erano ospiti Zanetti e Laura Belli, ai quali devo fare i complimenti: lei è ancora una bella donna, mentre Zanetti è stato brillante e simpatico, raccontando vari aneddoti divertenti. Tra l'altro, Laura Belli ha parlato anche di "Gamma", e alla fine il conduttore Morelli si è fatto autografare da lei il 45 giri con la sigla di Simonetti. Ma perché la Rai non organizza una serata a tema dedicata agli sceneggiati, invitando i protagonisti di quel fantastico periodo? Se ne sentirebbero delle belle! [SM=g27811]


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16/07/2009 19:11
 
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Abbastanza curiosa la scelta, all'inizio della prima puntata, di presentare un quadro temporale basato sugli abiti indossati da Philippe Dussart e Catherine Jobert. A prima vista sembrerebbe una normalissima passeggiata ed i dialoghi appartengono al medesimo argomento (il loro rapporto), ma il luogo è sempre lo stesso (il porto), ed il "cambio" avviene non appena i due protagonisti scompaiono dietro una barca o un cartellone pubblicitario.

Atto primo



Atto secondo



Atto terzo



[SM=x520499]
[Modificato da Tidus forever 16/07/2009 19:14]


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Re:
domiix, 03/07/2009 23.55:


Incredibile il comportamento di Zanetti, che -allo scopo di evitare imprecisate conseguenze- arriva addirittura ad occultare un cadavere.



Un punto interessante da approfondire, nel bene e nel male.
Cominciamo con la personalità di Dussart: un uomo benestante (stacca assegni con facilità), di successo, puntualissimo e preciso (è soprannominato "l'orologio Dussart"), ma anche annoiato. La sua vita è piatta, priva di impennate, imprevisti; ama la musica classica, apprezza la solitudine (si definisce un orso). Non è timido e nemmeno introverso: ha un carattere deciso, a volte scontroso, è dotato di iniziativa e, volendo, sa catturare l'attenzione delle donne. E' un uomo indipendente, abituato ai suoi ritmi, tanto che l'interesse di una donna (Catherine Jobert) lo trova spiazzato al punto da sentirsi quasi soffocare. Non basta, infatti, un weekend con la bella collega per sentirsi pienamente coinvolto in un rapporto più profondo della semplice amicizia e stima, rivendicando nuovamente i propri spazi. Questo il quadro, a grandi linee, di Dussart. Che cosa avviene, poi? Si accorge che giornalmente un intruso si intrufola in casa sua e Dussart, anzichè avvisare la polizia come i comuni mortali, trova intrigante scoprirne l'identità. Dussart sembra invaghirsi di dettagli al femminile: un accendino, un capello, una sigaretta, una collana, un bicchiere; diventa una specie di feticista ed il "puzzle" posto sul tavolo sembra il meccanismo rotto di un orologio, l'orologio "Dussart". Tutto il resto diventa irrilevante, poco interessante, come il suo lavoro. Perfino Catherine, ai suoi occhi, è poco più che una collega. Sotto questi punti di vista possiamo tentare di capire le imperdonabili ingenuità di Dussart (tocca il coltello, rivolta il cadavere, occulta la scena del delitto); ma il suo "gioco", il suo tuffo nell'ignoto, la sua fuga dalla noia rischia di scomparire con la presenza della polizia. Perchè per lui tutto ciò significa rottura della noia, del piattume; ma se l'intruso fosse stato un uomo, avrebbe perseguito nella sua ricerca? Oppure soltanto l'indefinibile figura di una bella e misteriosa donna, che non comporta traumatici tagli con la routine quotidiana ed impegni sentimentali che ne minino la stabilità, poteva portarlo finalmente fuori dai tradizionali schemi? Più che Dussart, dunque, è il commissario Vian ad essere poco credibile, compreso il poliziotto imbecille che non guarda dentro la piscina. Vian è convinto che Dussart nasconda qualcosa, al punto da andarlo a trovare in ufficio: non crede agli scherzi telefonici; ma allora perchè non mettergli alle costole un poliziotto, pedinarlo fin dalla sera del presunto delitto? Se avesse operato in tal senso, avrebbe colto in flagrante l'ingenuo Dussart intento a scaraventare in mare un voluminoso cadavere.

[SM=x520499]


[Modificato da Tidus forever 16/07/2009 20:26]


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In effetti questo Dussart da quel che si vede potremmo facilmente definirlo un nevrotico. Questa nevrosi egli la esprime all'inizio nella sua ricerca del personaggio che gli entra in casa, non tanto quando piazza una telecamera dietro la porta ma soprattutto quando raccoglie gli indizi e li sistema ordinatamente sulla scrivania, in una specie di cartellone con il punto interrogativo in mezzo.
Il tale entra poi in una specie di delirio, quando si ritrova fra i piedi il cadavere. Pensate a cosa fareste voi, nel caso in cui incappaste in una brutta vicenda di trovarvi uno sconosciuto morto ammazzato fra la cucina e il salotto. Mica l'avete ammazzato voi, mi pare... All'arrivo della polizia, direste al commissario: "Non lo conosco, non l'ho mai visto, non ho idea del perchè sia venuto a farsi ammazzare in casa mia...". Perchè immaginare subito che quello non dovrebbe credere a quanto gli state dicendo?
Invece Dussart sposta il cadavere e lo butta nel lago, occulta le prove del reato e pulisce la macchia di sangue che gli è rimasta sul tappeto. E poi, a conferma del proprio stato d'insanità mentale, continua l'indagine personale incappando anche in uno storpio che lo mette KO e lo costringe ad acquistare un collier che era passato anche per le mani del defunto...
In tutto questo c'è, sono d'accordo con Tidus, una critica all'uomo d'oggi (diciamo meglio di ieri, degli anni settanta inoltrati) che unisce le caratteristiche che lo rendono una persona "di successo" a problematiche, incertezze e fragilità che lo inducono a comportarsi in maniera sconsiderata. C'è pure -se vogliamo- un pò di ridicolo, proprio perchè il Dussart è un uomo "di successo"... Un professionista di fama, il migliore nel suo campo, uno che un giorno va a letto con Laura Belli e l'altro con Beba Loncar, che occulta un cadavere non si sa se per paura o per gioco... In definitiva: questo Dussart mi sembra, nel lotto dei protagonisti, il personaggio più assurdo e meno credibile.
[Modificato da domiix 17/07/2009 23:46]
03/08/2009 12:59
 
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Naufrago
recensione
ho letto delle critiche a questo sceneggiato in particolare rivolte alla sua lentezza. Io trovo che non sia più lento di altri sceneggiati.
Inoltre bisogna dire che, visti oggi, questi sceneggiati appaiono tutti un pò lenti. Per giudicarlo con obiettività dovremmo fare un passo all'indietro e collocarlo nei ritmi di vita di allora.
In realtà quello che manca in questo sceneggiato è un pò il mistero.
Solo nella prima puntata c'è abbastanza trilling (bellissima la scena quando Dussart scopre il cadavere accompagnato dalla musica di A blue shadow); non a caso è la più bella. Nelle altre si capisce subito che Silvia è la donna misteriosa;poi l'unico mistero da scoprire è perchè viene ricattata da Wolf. Un pò poco per mantenere viva l'attesa.
Devo comunque dire che trovo questo sceneggiato molto bello e che non posso che giustificare il grosso successo di pubblico che ebbe allora.
Gli ingredienti, a parte il poco mistero, ci sono tutti. Musica stupenda, ambientazioni ottime, la regia di D'anza non si discute, attrici bellissime. Aggiungerei che, visto oggi, ci da una rappresentazione vera degli anni '70.

[SM=x520499]
03/08/2009 20:13
 
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Re: recensione
ba1ba2, 03/08/2009 12.59:


Aggiungerei che, visto oggi, ci da una rappresentazione vera degli anni '70.

[SM=x520499]



Concordo. E' lo sceneggiato settantiano per eccellenza.

[SM=x520499]




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colonna sonora in cd
Digitmovies pubblica per la prima volta assoluta su CD e in Full Stereo una rarità musicale tratta dal mondo degli sceneggiati italiani Cult anni ‘70: ''Ho incontrato un'ombra'' ( aka '' I have met a shadow'') trasmesso dalla RAI Televisione Italiana nel 1974 per la regia di Daniele D'Anza ed interpretato da Giancarlo Zanetti, Beba Loncar, Laura Belli, Carlo Cattaneo, Renzo Rossi, Tina Lattanzi, Gabrio Gabrani, Bruno Cattaneo, Renato De Carmine, Simonetta Stefanelli, Corrado Gaipa. Philippe Dussart (Zanetti), pubblicitario svizzero, innamorato della fotografa Catherine (Belli) scopre che, in sua assenza, degli estranei si sono ripetutamente introdotti nella sua casa. Cominciano a succedere eventi misteriosi che lo coinvolgono in una losca faccenda in cui è implicata anche un'affascinante bionda (Loncar). Questo sceneggiato fa parte di quei programmi TV italiani di una stagione passata che purtroppo non ritornerà più a livello di creatività come ''Il segno del comando'', ''Gamma'', ''Lo strano caso della Baronessa di Carini'', ''Ritratto di donna velata'': per fortuna che in tempi recenti sono stati recuperati su DVD (anche se alcuni di essi con qualità video discutibile). ''Ho incontrato un'ombra'' fu un ottimo successo di pubblico e milioni di Italiani rimasero incollati alla poltrona,immedesimandosi nel protagonista maschile innamorato di una bellissima donna bionda e dal misterioso passato che sembra essere quasi un fantasma, un'ombra. Il successo dello sceneggiato si deve anche alla OST che venne scritta da Romolo Grano,ma il suo tema principale ''A blue shadow'' divenne una hit discografica e radiofonica grazie a Berto Pisano che ne aveva curato un suggestivo arrangiamento orchestrale pubblicato (insieme a ''Tema di Silvia'') sul 45 giri originale (Ricordi SRL 10707). Il Leit motiv venne inserito anche in un 33 giri della stessa etichetta (contenente altri brani che non avevano nessuna attinenza col commento della Serie TV), ma la vera OST di ''Ho incontrato un'ombra'' uscì solo su un album promozionale sull'etichetta Pegaso della RCA con le musiche di Grano, magnificamente arrangiate e dirette da Berto Pisano. Con grande fortuna siamo riusciti a recuperare proprio il master stereo ed in ottime condizioni, assemblato negli anni settanta per questo vinile di sonorizzazione a tiratura limitata, una delle più rare incisioni sul mercato del collezionismo di dischi. Sebbene di breve durata (30:25), il master tape include praticamente tutto quello che è stato registrato per la serie TV e che venne ri-editato in scene differenti. Il romantico e triste tema principale con venature di mistero è introdotto in Tr.1, ripreso per chitarra sola e nostalgica in (Tr.5) e con intervento di cembalo elettronico (Tr.9). Questo meraviglioso motivo conduttore si alterna a ballabili Lounge (Tr.2,Tr.4,Tr.7) e a musica di suspence (Tr.3,Tr.8) ed al triste e sensuale ''Tema di Silvia'' per sax ed orchestra (Tr.6). Come bonus track includiamo una versione alternativa di ''A blue shadow'' nell'esecuzione dell'orchestra di Romolo Grano ,apparso su un raro album RCA dedicato alle sue musiche per la TV. La session di registrazione vide protagonisti due straordinari solisti di rara bravura: Oscar Valdambrini alla tromba e Edda Dell'Orso con la sua incredibile voce di cristallo, uno strumento dell'orchestra a tutti gli effetti.

TRACK LIST


the original promotional Pegaso album
01. A BLUE SHADOW 2:45
02. TEMA DI KATERINE 3:54
03. WAITING FOR FOUR 2:37
04. NIGHT SHADOW 4:06
05. A BLUE SHADOW (versione chitarra) 1:53
06. TEMA DI SILVIA 3:42
07. WORKING IN THE CITY 4:08
08. CASA ABBANDONATA 1:49
09. A BLUE SHADOW (versione cembalo) 3:07
10. THIRD FEAR 2:00
bonus track
11. A BLUE SHADOW (alternate version) 2:47

(tratto dal sito Beat Records)


- Pensi che un uomo possa cambiare il suo destino?
- Penso che un uomo fa quello che può, finché il suo destino non si rivela.
(L'ultimo samurai)
18/04/2013 20:30
 
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Vorrei spezzare una lancia a favore di questo bellissimo prodotto. Anch’io, ovviamente, l’ho dovuto rivedere adesso, da adulto, per poterlo valutare con un minimo di obiettività, almeno emotiva. Ebbene, l’ho trovato riuscito, perché siamo di fronte ad un’opera che non va vista solo nell’ottica del giallo, ma in quella più specifica della riflessione esistenziale sui risvolti casuali ma determinanti della vita. La vicenda, che è stata definita lenta, secondo me, non poteva che procedere a quel ritmo, pena l’assorbimento della storia all’interno dei parametri del giallo tradizionale (mistero, omicidio, fuga, etc.). Invece questo sceneggiato è grande perché la vicenda passa in secondo piano rispetto ai personaggi, di cui, infatti, viene ben delineata la psicologia. Non era facile, perché il rischio era quello di indebolire troppo l’interesse dello spettatore per la trama: invece, secondo me, l’obiettivo è stato raggiunto con un’abile lavoro di introspezione e di comunicazione non verbale, che finisce per coinvolgere ed emozionare. Pensate soltanto al rapporto tra Catherine e Silvia, espresso tutto in quel dialogo muto sul cancello della villa. Ma anche a quello tra Catherine e Philippe, che non viene mai inquinato da gesti o atteggiamenti banali, come la gelosia o l’insofferenza (che pure sarebbero più che giustificate). C’è in tutti i personaggi una nobile curiosità verso gli aspetti meno evidenti della vita, una sorta di umile, filosofica voglia di scoperta, senza inquinare questa ricerca con una pesante necessità di capire a tutti i costi. Il finale, di cui in apparenza sorprende la precocità di rivelazione, a ben 30 minuti dalla conclusione della puntata, in realtà non consiste nella scoperta dei motivi di mistero che circondano Silvia (nascondimento del padre ex nazista, i ricatti, etc.), ma nella sua sparizione, insieme alla famiglia, dopo aver dichiarato il suo amore per Philippe. E’ questo che dà a tutta la vicenda una caratura esistenziale, perché l’evento in sé, nel suo carattere di ineluttabilità, acquista significati profondi, metaforici e, quindi, anche metastorici (cioè, validi per qualsiasi epoca o contesto sociale). In tal senso parla molto chiaramente l’ultimo dialogo del film, ambientato nella villa ormai vuota di Silvia.
Secondo me un prodotto di gran classe, fuori dai soliti schemi già collaudati e, dunque, ammirevole non solo per la originalità del soggetto, ma anche per la raffinata sensibilità con cui è stato sceneggiato e girato. Anche per quanto riguarda la qualità della interpretazione, ritengo che sia da guardare con ammirazione la prova dei tre protagonisti, che, proprio grazie alla loro sobrietà, cioè alla loro recitazione lucida e lineare, hanno saputo far emergere la vena esistenziale presente nella vicenda che li riguarda.
18/04/2013 21:37
 
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L'analisi di Moro mi sembra plausibile e in gran parte condivisibile, anche se in un precedente intervento ho definito questo sceneggiato un po' lento e verboso. Da allora (il 2009 o giù di lì) l'ho molto rivalutato; come 'atmosfera' e resa psicologica dei personaggi è forse uno dei migliori del decennio. Ho però ancora delle riserve su Beba Loncar, o meglio, sulla decisione di farla recitare in italiano: trovo che abbia una fastidioso accento straniero, e che pronunci tutte le battute con la stessa cadenza, quasi una cantilena; sarebbe stato meglio doppiarla. [SM=x520494]


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18/04/2013 22:24
 
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Naufrago
In effetti la recitazione in italiano della Loncar colpisce ma per me l'effetto straniante che sortisce risulta molto gradevole e soprattutto molto funzionale alla rappresentazione del personaggio che interpreta. Silvia è straniera in quel di Ginevra: evidentemente si vuole far sentire la sua origine germanica in una località francofona, come è la cittadina svizzera. Ma questo è forse l'aspetto più banale. In realtà, tutta quell'attenzione che la Loncar sembra mettere nella scansione delle batture, fino quasi a sembrare artificiosa, è un pregio della sua interpretazione, perché diventa il simbolo della condizione di estraneità psicologica e forse anche storica che sembra provare di fronte a Philippe, che, infatti, sembra attratto più dalla sua condizione di misteriosità che da quella di donna tout court. Non a caso il loro incontro è dovuto appunto alla necessità di risolvere un mistero. Diciamo pure: Silvia, nella sua algida compostezza è la rappresentazione visiva di una sorta di femminilità surreale, che intriga e strega proprio in virtù di questa sua condizione di ineffabilità. Credo, dunque, che quella di non farla doppiare sia stata una scelta consapevole da parte del regista. Almeno lo spero.
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