Albert e l'Uomo Nero è l'ennesima prova di come, anche con pochi mezzi, con uno scenario tutto sommato ridotto all'osso, e con un campo di recitazione limitato, la R.A.I. sapesse esaltare la creatività dei suoi autori, confezionando opere che non stonano affatto, ma che sono capaci di appassionare ancora a 30 anni suonati di distanza.
Certo, nel panorama dei grandi sceneggiati televisivi, che determinarono quell'irripetibile stagione degli anni '70, questo lavoro non è collocabile in una posizione di primissimo piano; ma di certo non ha nulla da invidiare a sceneggiature tratte dai c.d. mostri sacri inglesi, che tanto andavano di moda in quegli anni (Durbrigde su tutti).
Si segnala tra gli attori la buona prova di
Nando Gazzolo, che non ricordo assiduo interprete del genere (rammento un paio di sporadiche apparizioni in un giallo della prima serie di Sheridan, ed in un'italianissima rielaborazione della saga di Sherlock Holmes), seguito a ruota, sullo stesso livello, dagli altri attori.
Ancora una volta, e più di tutto, mi preme sottolineare la capacità degli autori e dei tecnici di creare quelle atmosfere proprie di una sorta di
noir all'italiana, giocato sulla sapiente manipolazione degli interni, sull'adeguato sfruttamento delle ombre e dei chiari-scuri, sui tempi di recitazione.
Uno sceneggiato decisamente da vedere, insomma.
Cordialità.
RobertoC
P.S.
L'assassino è...il maggiordomo
che non c'è
[Modificato da Roberto@C 13/03/2007 15.46]