Re:
Scritto da: Roberto@C 15/01/2007 21.32
Si affaccia dunque la mia domanda: perché gli sceneggiati?
Che cosa ci attrae irresistibilmente di questi racconti televisivi?
L'essere in bianco & nero? L'essere interpretati da attori veri, provenienti dalla dura scuola del teatro (Cervi, Stoppa, Pagliai, Gravina, Gaipa etc.)? Il raccontare storie in cui più o meno ci si possa identificare (storie credibili, e pertanto semplici)? La particolare costruzione delle trame?
O non è piuttosto il desiderio di rivivere momenti della nostra infanzia o giovinezza che ce li rende così accattivanti? O cos'altro ancora?
Caro Roberto, è con vivo piacere che rispondo alle domande che hai posto. Sì può dire che sono cresciuto con gli sceneggiati TV poichè in casa tutti li guardavano, a cominciare dai miei genitori.
Ed oltre al filone "adulto" mi sono innamorato di tutta la programmazione per i ragazzi (i telefilms della serie "Emil", Pippi Calzelunghe", "Gianni e il magico Alverman", il serial "Il tesoro del castello senza nome", "I racconti di padre Brown", "I ragazzi di Padre Tobia", tanto per citarne qualcuno). Se ritorno con la memoria a quegli anni, non posso non esaltarmi e commuovermi allo stesso tempo ripensando a capolavori come "Il segno del comando" (che inchiodò tutta la famiglia alle poltrone), "La freccia nera", "Ritratto di donna velata", "Odissea", "E le stelle stanno a guardare", "David Copperfield", "I miserabili", "La pietra di luna", lo stesso "Sandokan", "Poldark" e così via, fino ai meno noti "Il Cavalier Tempesta" e "Il vendicatore di Corbillere". Ho citato a razzo, giusto i primi che mi venivano in mente. Molti altri, come i citati "Dimenticare Lisa" e "Coralba", sono sepolti nella mia memoria proprio perchè non ho più avuto occasione di vederli; però da ragazzini non tutto si apprezza e probabilmente si tende a dimenticare ciò che all'epoca non ci esaltò, salvo essere rivalutato da adulti se si ha la fortuna di rivederli. Il tipico esempio è dato da "Ho incontrato un'ombra", che mi entusiasmò per la sigla strepitosa, per la bellezza della Lonkar e per un senso generale di mistero che mi accompagnò fino al momento in cui sono riuscito a rivederlo, molti anni dopo. Lo storico 45 giri era riuscito nell'impresa di mitizzarlo, ma la cinica mente dell'adulto l'ha classificato come "mattone"
Resta, comunque, un must per atmosfere tipicamente settantiane (design, moda, automobili) ed un bianco e nero che ne esalta i sapori. Il bianco e nero, quindi, è stato l'anima portante e trascinante di tutti gli sceneggiati: non saprei immaginare un SDC a colori, nè tantomeno un "Jekill" o "Ritratto di donna velata", tanto per restare in tema di "mistery". Ed anche tutti gli altri sono entrati nell'immaginario collettivo per fotogrammi ed atmosfereal limite del visionario; magari non voluti o quantomeno non cercati (quasi tutto era girato in bianco e nero) e proprio per questo unici. Un esempio è dato da "Odissea", trasmesso in bianco e nero, ma girato a colori: il ciclope Polifemo, visto da bambino nel buio della stanza e nella magnificenza del chiaroscuro, mi terrorizzò!
Sono due modi diversi di vedere lo sceneggiato, entrambi bellissimi, ma il bianco e nero ha un suo innegabile fascino, una sua intimità, un suo modo di esprimersi e di suscitare emozioni. E' più "caldo" e non disperde l'attenzione dello spettatore: l'immagine è lì, stampata sullo schermo, come una fotografia; di più...come un quadro d'autore.
Per qualcuno quasi tutti gli sceneggiati erano anche troppo lenti, poco scorrevoli, forse troppo teatrali; io, invece li amo proprio per questo, per i loro alti contenuti artistici, dagli attori straordinari alle scenografie artigianali, quest'ultime incredibilmente efficaci pur nella loro semplicità. Basti ricordare "I miserabili", ad esempio: la stamberga di Thenardier (uno straordinario Antonio Battistella!), nel suo bianco e nero, è l'apoteosi dell'essenziale! Come ho scritto nel topic dedicato a questo sceneggiato, "
le bettole e le stamberghe danno il vero senso della miseria, luoghi malsani dove si rifugiano la feccia e i diseredati; le fogne allagate che Jean Valjent attraverserà, sono mirabilmente ricostruite, lasciando allo spettatore un senso claustrofobico".
Per ora mi fermo qui. Ho ancora molto da aggiungere, un pò alla volta. E stracondivido quanto ha affermato Guapix.
[Modificato da Tidus forever 16/01/2007 21.40]