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Perché gli sceneggiati?

Ultimo Aggiornamento: 17/01/2007 23:03
15/01/2007 21:32
 
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Naufrago
Cari amici (mi è caro chi condivide in tutto od in parte i miei interessi),

nel risalutarvi calorosamente [SM=x520497] (i moderatori mi concederanno questo piccolo vezzo, visto che mi sono già presentato formalmente nell'apposita sezione)voglio cominciare questa mia partecipazione ai lavori del forum con un meta-quesito.

Il mio essere -come dire?- uno "sceneggiatofilo" [SM=g27828] assuefatto ed irrecuperabile, mi ha posto, da sempre, dinanzi ad alcuni quesiti circa la natura del mio vizio, che, a quanto leggo, è anche il vostro.

Si discute di questo o quel prodotto televisivo con passione e competenza, e personalmente resto davvero ammirato, ad esempio, dalle doviziose schede tecniche del grande Tidus (che ho già incontrato in altri ambiti. Chissà se lo ricorda?), rispetto alle quali è veramente difficile aggiungere qualcosa. Se ne discute -dicevo- spesso cogliendo alcuni aspetti del genere o delle storie, approfondendo le trame, la psicologia, la tecnica (ho la pella d'oca se penso all'ottimo Daniele D'Anza), le atmosfere.

Eppure, ho l'impressione che il fascino che esercita su di noi (su chi scrive senz'altro) uno sceneggiato in bianco & nero, anche il meno riuscito (leggo qui, ad esempio, che "Ho incontrato un'ombra" non è piaciuto granché, sebbene si sia fatto correttamente notare che oggi farebbe un figurone in rapporto ai palinsesti delle TV esistenti) abbia un che di imperscrutabile e di assolutamente misterioso.

A ben vedere, alcune delle storie che hanno animato i nostri sogni d'infanzia o di gioventù, pur brillantemente rese (da ottimi sceneggiatori e registi) sono talvolta molto semplici (penso a "Dov'è Anna", ma anche a prodotti più riusciti come "Dimenticare Lisa", "Coralba" ed altri), e forse oggi, con la maturità di lettori e spettatori che abbiamo accumulato, vi accorderemo assai minore attenzione di un tempo.

Si affaccia dunque la mia domanda: perché gli sceneggiati?
Che cosa ci attrae irresistibilmente di questi racconti televisivi?
L'essere in bianco & nero? L'essere interpretati da attori veri, provenienti dalla dura scuola del teatro (Cervi, Stoppa, Pagliai, Gravina, Gaipa etc.)? Il raccontare storie in cui più o meno ci si possa identificare (storie credibili, e pertanto semplici)? La particolare costruzione delle trame?
O non è piuttosto il desiderio di rivivere momenti della nostra infanzia o giovinezza che ce li rende così accattivanti? O cos'altro ancora?

A voi, se lo credete, la palla.
A me i saluti [SM=x520508] [SM=x520508]

RobertoC (ora, per motivi tecnici: Roberto@C)

[Modificato da Roberto@C 15/01/2007 21.39]

[Modificato da Roberto@C 15/01/2007 21.45]



________________________________________________________________

Dove finisce la ragione comincia un territorio che non ci appartiene, nel quale siamo intrusi: una terra di regole che non conosciamo, dove si parla una lingua misteriosa e dove le nostre logiche non sono utilizzabili in alcun modo.
Noi in questo territorio possiamo solo subire il mistero, che, anziché disvelarsi, si fa sempre più impenetrabile.
Io non so dire se questa sia una pena o un premio. Io non so dire nulla, ma so che questo luogo (...) non dev’essere in alcun modo cercato né in alcun modo trovato.

“Voci notturne”, 1995, epilogo.
15/01/2007 22:52
 
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Mavaffffffff!!
Re:

Scritto da: Roberto@C 15/01/2007 21.32

Si discute di questo o quel prodotto televisivo con passione e competenza, e personalmente resto davvero ammirato, ad esempio, dalle doviziose schede tecniche del grande Tidus (che ho già incontrato in altri ambiti. Chissà se lo ricorda?)



Il nickname mi diceva qualcosa ed alla fine ci sono arrivato: tu sei quello che fece il grande intervento sul SDC a proposito di Cagliostro [SM=x520505] Devo dire che fu grazie a te se trovai altri spunti interessanti, oltre a quelli forniti da Raniero e dagli altri appassionati [SM=x520488] Bentrovato! Prima o poi, qui, nel Vicolo, qualcuno passa sempre anche soltanto per dare un saluto [SM=x520556]


Scritto da: Roberto@C 15/01/2007 21.32

Si affaccia dunque la mia domanda: perché gli sceneggiati?
Che cosa ci attrae irresistibilmente di questi racconti televisivi?
L'essere in bianco & nero? L'essere interpretati da attori veri, provenienti dalla dura scuola del teatro (Cervi, Stoppa, Pagliai, Gravina, Gaipa etc.)? Il raccontare storie in cui più o meno ci si possa identificare (storie credibili, e pertanto semplici)? La particolare costruzione delle trame?
O non è piuttosto il desiderio di rivivere momenti della nostra infanzia o giovinezza che ce li rende così accattivanti? O cos'altro ancora?



Umh...belle domande e come tu ben sai mi inviti a nozze [SM=x520505] Dammi il tempo per pensare a delle risposte che non siano banali [SM=x520505] [SM=x520499]

[Modificato da Tidus forever 15/01/2007 22.54]



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"Notte, ore 11 - Esperienza indimenticabile...luogo meraviglioso...piazza con rudere di tempio romano...chiesa rinascimentale...fontana con delfini...messaggero di pietra...musica celestiale...tenebrose presenze"
"Ricordo ancora notte indimenticabile in casa di O. Che io possa essere dannato se accetto di nuovo un suo invito"
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16/01/2007 14:31
 
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Hau dippe profonne ior ammore
Re:

Scritto da: Roberto@C 15/01/2007 21.32


Si affaccia dunque la mia domanda: perché gli sceneggiati?
Che cosa ci attrae irresistibilmente di questi racconti televisivi?
L'essere in bianco & nero? L'essere interpretati da attori veri, provenienti dalla dura scuola del teatro (Cervi, Stoppa, Pagliai, Gravina, Gaipa etc.)? Il raccontare storie in cui più o meno ci si possa identificare (storie credibili, e pertanto semplici)? La particolare costruzione delle trame?
O non è piuttosto il desiderio di rivivere momenti della nostra infanzia o giovinezza che ce li rende così accattivanti? O cos'altro ancora?

A voi, se lo credete, la palla.
A me i saluti [SM=x520508] [SM=x520508]

RobertoC (ora, per motivi tecnici: Roberto@C)

[Modificato da Roberto@C 15/01/2007 21.39]

[Modificato da Roberto@C 15/01/2007 21.45]




Per quanto mi riguarda è nostaglia della mia giovinezza ma è anche la consapevolezza che attori come quelli che hai citato tu non ne nascono più o sono come le mosche bianche. Anche le trame erano molto più appassionanti cosa che con il degrado televisivo imperante non si trova più.
16/01/2007 21:39
 
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Mavaffffffff!!
Re:

Scritto da: Roberto@C 15/01/2007 21.32
Si affaccia dunque la mia domanda: perché gli sceneggiati?
Che cosa ci attrae irresistibilmente di questi racconti televisivi?
L'essere in bianco & nero? L'essere interpretati da attori veri, provenienti dalla dura scuola del teatro (Cervi, Stoppa, Pagliai, Gravina, Gaipa etc.)? Il raccontare storie in cui più o meno ci si possa identificare (storie credibili, e pertanto semplici)? La particolare costruzione delle trame?
O non è piuttosto il desiderio di rivivere momenti della nostra infanzia o giovinezza che ce li rende così accattivanti? O cos'altro ancora?



Caro Roberto, è con vivo piacere che rispondo alle domande che hai posto. Sì può dire che sono cresciuto con gli sceneggiati TV poichè in casa tutti li guardavano, a cominciare dai miei genitori.
Ed oltre al filone "adulto" mi sono innamorato di tutta la programmazione per i ragazzi (i telefilms della serie "Emil", Pippi Calzelunghe", "Gianni e il magico Alverman", il serial "Il tesoro del castello senza nome", "I racconti di padre Brown", "I ragazzi di Padre Tobia", tanto per citarne qualcuno). Se ritorno con la memoria a quegli anni, non posso non esaltarmi e commuovermi allo stesso tempo ripensando a capolavori come "Il segno del comando" (che inchiodò tutta la famiglia alle poltrone), "La freccia nera", "Ritratto di donna velata", "Odissea", "E le stelle stanno a guardare", "David Copperfield", "I miserabili", "La pietra di luna", lo stesso "Sandokan", "Poldark" e così via, fino ai meno noti "Il Cavalier Tempesta" e "Il vendicatore di Corbillere". Ho citato a razzo, giusto i primi che mi venivano in mente. Molti altri, come i citati "Dimenticare Lisa" e "Coralba", sono sepolti nella mia memoria proprio perchè non ho più avuto occasione di vederli; però da ragazzini non tutto si apprezza e probabilmente si tende a dimenticare ciò che all'epoca non ci esaltò, salvo essere rivalutato da adulti se si ha la fortuna di rivederli. Il tipico esempio è dato da "Ho incontrato un'ombra", che mi entusiasmò per la sigla strepitosa, per la bellezza della Lonkar e per un senso generale di mistero che mi accompagnò fino al momento in cui sono riuscito a rivederlo, molti anni dopo. Lo storico 45 giri era riuscito nell'impresa di mitizzarlo, ma la cinica mente dell'adulto l'ha classificato come "mattone" [SM=x520505] Resta, comunque, un must per atmosfere tipicamente settantiane (design, moda, automobili) ed un bianco e nero che ne esalta i sapori. Il bianco e nero, quindi, è stato l'anima portante e trascinante di tutti gli sceneggiati: non saprei immaginare un SDC a colori, nè tantomeno un "Jekill" o "Ritratto di donna velata", tanto per restare in tema di "mistery". Ed anche tutti gli altri sono entrati nell'immaginario collettivo per fotogrammi ed atmosfereal limite del visionario; magari non voluti o quantomeno non cercati (quasi tutto era girato in bianco e nero) e proprio per questo unici. Un esempio è dato da "Odissea", trasmesso in bianco e nero, ma girato a colori: il ciclope Polifemo, visto da bambino nel buio della stanza e nella magnificenza del chiaroscuro, mi terrorizzò! [SM=x520505] Sono due modi diversi di vedere lo sceneggiato, entrambi bellissimi, ma il bianco e nero ha un suo innegabile fascino, una sua intimità, un suo modo di esprimersi e di suscitare emozioni. E' più "caldo" e non disperde l'attenzione dello spettatore: l'immagine è lì, stampata sullo schermo, come una fotografia; di più...come un quadro d'autore.
Per qualcuno quasi tutti gli sceneggiati erano anche troppo lenti, poco scorrevoli, forse troppo teatrali; io, invece li amo proprio per questo, per i loro alti contenuti artistici, dagli attori straordinari alle scenografie artigianali, quest'ultime incredibilmente efficaci pur nella loro semplicità. Basti ricordare "I miserabili", ad esempio: la stamberga di Thenardier (uno straordinario Antonio Battistella!), nel suo bianco e nero, è l'apoteosi dell'essenziale! Come ho scritto nel topic dedicato a questo sceneggiato, "le bettole e le stamberghe danno il vero senso della miseria, luoghi malsani dove si rifugiano la feccia e i diseredati; le fogne allagate che Jean Valjent attraverserà, sono mirabilmente ricostruite, lasciando allo spettatore un senso claustrofobico".

Per ora mi fermo qui. Ho ancora molto da aggiungere, un pò alla volta. E stracondivido quanto ha affermato Guapix.

[SM=x520499]

[Modificato da Tidus forever 16/01/2007 21.40]



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"Notte, ore 11 - Esperienza indimenticabile...luogo meraviglioso...piazza con rudere di tempio romano...chiesa rinascimentale...fontana con delfini...messaggero di pietra...musica celestiale...tenebrose presenze"
"Ricordo ancora notte indimenticabile in casa di O. Che io possa essere dannato se accetto di nuovo un suo invito"
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17/01/2007 00:06
 
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Obababibba
Belle domande
che necessitano di più risposte. Ne darò tre, in post diversi: un discorso emozionale, un discorso tecnico, un discorso da critico (professionale).
Vai con la prima.
Le emozioni che ci portiamo appresso da bambini e adolescenti ci segnano. Uno dei miei ricordi televisivi assoluti è un film strepitoso "L'uomo che uccise Liberty Valance": il motivo è che lo trasmisero un asera di 6 gennaio, dopo la fine di canzonissima (se non ricordo male 1971 o 1972...) per cui 5 o 6 anni, e andando via da casa mia,dove avevavmo festeggiato il mio compleanno mio nonno mi guardò e mi disse: Massimo, stanotte fai il bravo e vai a letto un po' più tardi...dopo canzonissima c'è un film molto bello di cow boy...guardalo con tuo babbo...". Concordo con Tidus, c'èera una ritualità, che per esempio io cerco di mantenere con i miei figli, che anche se si tratta di Bugs Bunny o Toy Story cerco di non fargli vedere la tv da soli!. Lo sceneggiato era la serialità, era l'appuntamento sicuro, era l'annunciatrice che ti leggeva il riassunto delle puntate precedenti o, introduceva il riassunto filmato (mi ricordo che per esempio in Sandokan e Anna Karenina lo facevano). C'è il gusto del chiedere spiegazioni, del fare silenzio e ridere, aver paura e commuoversi insieme. Le puntate erano tante (ma non sempre), una media di sei (ma anche con sceneggiati o originali a puntatepiù lunghi), per cui si creava una spettativa, e le puntate non duravano in eterno, massimo 1h30', ma solitamente erano di 1h10', compreso il riassunto. Erano semplici perché erano episodi aperti, e davano la possibilità allo spettatore di crearsi una sua storia -se non ricordo male ci furono anche dei concorsi al riguardo...-. Era la gioia di una music, di una canzone che ti segnavano: pensate all'emozione della sigla di A come Andromeda, del SDC, di Sandokan, o, scusate, è il mio preferito, di quel capolavoro delle musiche di Herbert Pagani per il "Marco Visconti". Io ho amato Pamela Villoresi, ed ancora oggi quando la vedo recitare mi passano nel cuore e negli occhi le sequenze di quello splendido sceneggiato, che quando l'ho rivisto a colori ...continuavo a vederlo in bianco e nero! [SM=g27822]


"Ma noi siamo in tre: io, Smith e Wesson"
Clint Eastwood
17/01/2007 23:03
 
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Sante Gaiardoni
Amo i vecchi sceneggiati perche' erano ben realizzati,con grandi attori,ottimi registi e bravi sceneggiatori,ricordo anch'io che era un rito vederli con mia madre(e a
volte mio padre)e nel caso dei gialli cercare di scoprire il colpevole.Oggi non ci sono piu' idee originali,si tentano remake con risultati avvilenti,ma in effetti alla tv di oggi mancano anche i varieta',il teatro,la tv dei ragazzi(non solo i cartoni)e persino lo sport di una volta(ricordate la lentezza di un calcio ad un pallone o di uno scambio a rete in una partita di tennis?).Siamo stati fortunati a vivere un'epoca irripetibile e se sopraggiunge un po' di nostalgia mettiamo sul piatto un vecchio disco o vediamoci un giallo di Durbridge o leggiamo(come fara' sicuramente Tidus)un vecchio Tex non falsificato,tutto cio' ci fara' ritornare bambini e ,anche se solo per poco, ci dimenticheremo i problemi di tutti i giorni


"Aspettero'ancora qualche anno per sentirmi dire:sei grande!"
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