00 08/08/2004 17:50

Nel ricostruire la vita del capo Cavallo Pazzo, il figlio del tuono e della grandine, che nel 1876 sconfisse il Settimo Cavalleggeri di Custer a Little Bighorn, Vittorio Zucconi ha scoperto molto più di un messia guerriero con una penna di falco rosso tra i capelli: ha incontrato la vita quotidiana, le donne, i bambini, gli amori, i riti e le disperazioni di quello che fu un magnifico popolo di liberi cacciatori: i Lakota Sioux delle Grandi Praterie. Ne è uscito "Gli spiriti non dimenticano", un racconto struggente e meraviglioso, che nessun "viso pallido" potrà leggere senza un brivido di tenerezza e di vergogna. E senza cadere alla fine, come l'autore stesso, sotto l'incantesimo di Cavallo Pazzo, lasciandosi trasportare in un'avventura di straordinaria, emozionante intensità.

Parto dalla recensione per descrivere uno dei libri più belli e struggenti che mi sia capitato di leggere.
Attraverso la vita di Cavallo Pazzo, l'autore descrive il modello sociale, gli usi ed i costumi dei Nativi Americani, fino alle pagine più drammatiche della loro esistenza, ovvero i massacri e le deportazioni.
Ne emerge un quadro triste e malinconico, ma anche fiero e combattivo di coloro che considero il popolo migliore che abbia camminato sulla terra.
Al di la della figura specifica di Cavallo Pazzo, mi piacerebbe parlare proprio dei Nativi, della loro triste fine e di quelli che sono le speranze per un futuro all'insegna di una ripresa delle tradizioni.

[Modificato da principenero 08/08/2004 17.50]