00 09/02/2007 13:34
La storia

Il Dal Molin è l’aeroporto civile di Vicenza. Mai decollato come scalo locale, ospita al proprio interno un Aeroclub; fino alla fine del 2006 la torre di controllo e una parte delle installazioni erano sotto il controllo dell’Aeronautica militare italiana, la quale ha ceduto definitivamente la gestione dell’intera area ai civili solo con l’inizio del 2007.
Il Dal Molin si trova nella zona nord della città; esso è ormai l’unica grande area verde restata all’interno del capoluogo berico. Si trova in una zona già fortemente urbanizzata (è circondato dai quartieri S. Bortolo e Laghetto e dalla frazione di Caldogno, Rettorgole) e molto trafficata: proprio in
questa zona, infatti, si intersecano con Viale Dal Verme (“tangenziale” non dichiarata della città) le stade statali che collegano il capoluogo berico a Marostica-Bassano e Schio-Thiene. L’aeroporto, inoltre, si affaccia su Strada S. Antonino, congestionata direttrice tra Caldogno e Vicenza.
Esso dunque, anche alla luce dell’area in cui è inserito, funge oggi da polmone verde per l’intero quadrante nord della città. Nel sottosuolo sono presenti importanti falde acquifere.
Gli Stati Uniti hanno chiesto al Governo italiano la concessione di quest’area per poter costruire una nuova installazione militare e riunificare la 173° Brigata Aerotrasportata - oggi divisa tra Vicenza e Ramstein (Germania). E’ questa la Brigata che nel 2003 è stata lanciata nel nord dell’Iraq durante i primi giorni dell’invasione per aprire la strada verso Bagdad.
Nelle parole del generale James L. Jones, comandante delle forze Usa in Europa, pronunciate davanti al Senato americano nel marzo 2005, “la 173° Brigata aerotrasportata sarà ampliata in Brigate Combat Teame”, cioè un unità di intervento rapido con la potenza di fuoco di una divisione. Insomma, quella che Vicenza si candida ad ospitare sarà la più potente unità da combattimento schierata al di fuori dei confini statunintensi, pronta ad intervenire velocemente in qualsiasi teatro di guerra e sottoposta alle competenze dirette del Pentagono. “Rafforzata come organico (è previsto l'arrivo di altri 1.800 militari) e come dotazioni: 55 tank M1 Abrams, 85 veicoli corazzati da combattimento, 14 mortai pesanti semoventi, 40 jeep humvee
con sistemi elettronici da ricognizione, due nuclei di aerei spia telecomandati Predator, una sezione di intelligence con ogni diavoleria elettronica, due batterie di artiglieria con obici semoventi i micidiali lanciarazzi multipli a lungo raggio Mrls, quanto basta per cancellare una metropoli. A parte il nome della brigata, cambia tutto e la forza bellica cresce a dismisura” (fonte: l’Espresso, 22 settembre 2006). Attualmente a Vicenza è già presente una caserma americana - la Ederle - ed altre installazioni minori. La caserma Ederle, situata nella zona est della città, ospita circa 2.500 soldati, il comando Setaf e tutte le strutture necessarie alla formazione
e all’addestramento dei militari. Vi è, inoltre, un’area commerciale e diversi hangar con funzione di deposito.
Altri siti sono il Villaggio - dove alloggiano le famiglie dei militari, alcuni depositi nella zona industriale di Marola e il sito Pluto presso Longare. Quest’ultimo rappresenta da sempre un interrogativo per i vicentini: composto da una serie di gallerie e bunker sotto i Colli Berici, nessuno ha mai saputo con certezza che tipo di materiale vi sia stoccato. E’ stato apparentemente abbandonato per alcun anni, ma sembra che negli ultimi tempi siano iniziati nuovi lavori per l’espansione e il rafforzamento della struttura.
Il progetto Dal Molin, presentato nel giugno 2006 (ma discusso segretamente a partire almeno dal 2003) prevede la cementificazione di circa 600.000 mq equivalenti a 1900 appartamenti di 100m ciascuno. All’interno dell’attuale aeroporto - che diventerà una zona militare del tutto inaccessibile ai cittadini - verranno costruti dormitori per
1.200 soldati, due parcheggi multipiano, officine per la riparazione dei mezzi e silos per il deposito di materiali e armamenti, impianti sportivi e un centro commerciale. I vertici militari statunitensi ripetono che non hanno nessuna ambizione sulla pista dell’aeroporto - dove, sostengono, potranno continuare ad atterrare aerei civili - ma più di qualche vicentino si è chiesto come mai e con tanta determinazione gli emissari degli Stati Uniti abbiano richiesto proprio quest’area.
Ai cittadini vicentini Amministrazione comunale e generali americani si sono affrettati ad elencare i presunti benefici economici; in particolare, la questione occupazionale è stata utilizzata come ricatto (“le caserme portano lavoro, se non si fa il Dal Molin chiude anche la Ederle”) per tentare di convincere i vicentini ad accettare l’imposizione di una nuova installazione militare; ma, di questo passo, potremmo trasformare anche la guerra da strumento di morte ad opportunità occupazionale.
Si è poi molto parlato di ricadute positive sull’economia locale e nel settore del commercio: nessuno, però, ha saputo portare prove reali a dimostrazione di questi vantaggi.
Prove certe, invece, esistono per i costi che i cittadini dovranno sostenere per la presenza della nuova installazione militare.
Intanto economici; perchè nessuno dice agli italiani che il 41% delle spese di mantenimento delle basi Usa in Italia è sostenuto dallo Stato Italiano: i contribuenti, dunque, pagano ogni anno centinaia di milioni di euro alle strutture militari
a stelle e strisce.
Poi ambientali. La costruzione della base, infatti, costituirebbe un’immensa cementificazione di un’area oggi verde con la costruzione di strutture alte anche più di 12m; è noto, inoltre, che nelle vicinanze delle installazioni militari molti agenti pericolosi per la salute dei cittadini presentano
valori anormali (non è un caso che ad Aviano ci sia il più grande centro contro i tumori d’Italia). E’ bene ricordare, inoltre, che gli Stati Uniti non hanno firmato l’accordo di Kyoto: all’interno delle basi (che godono dell’extraterritorialità) non vi è dunque alcun limite alle emissioni nocive. Infine, facendo riferimento ai progetti di adeguamento dell’acquedotto di AIM, la base - destinata ad ospitare 2.500 soldati - consumerà tanta acqua quanta quella di cui hanno bisogno 30.000 cittadini, un vero spreco. Non solo: la nuova base consumerà tanto gas naturale quanto quello utilizzato 5.500 vicentini e energia elettrica pari al consumo
di 26.000 cittadini (fonte: ing. Vivian, 25 novembre 2006).
Dal punto di vista urbanistico la nuova base rappresenta una follia, tanto che ben 19 noti urbanisti italiani si appellano a Prodi perchè impedisca questo scempio; è bene ricordare che Vicenza è un’importante città d’arte tutelata dall’Unesco.
Non da ultimo, vi sono i costi sociali. In primo luogo dal punto di vista della sicurezza: Vicenza, ospitando un’unità d’elite dell’esercito nord-americano, diventerà un’obiettivo sensibile per coloro che vogliono colpire gli interessi statunitensi. I vicentini, dunque, saranno quotidianamente sottoposti al rischio di attentati.
Non bisogna dimenticare, inoltre, gli episodi di cronaca nera (stupri, risse, ecc.) sempre più frequenti. Tra l’altro, difficilmente un reato commesso da un militare americano potrà essere giudicato da un magistrato italiano: in tal senso il Cermis insegna.

Nascita del progetto

Il progetto è stato tenuto segreto ai cittadini per almeno 3 anni. E’ nel 2003, infatti, che gli Stati Uniti chiedono all’allora Governo Berlusconi la possibilità di costruire una nuova base militare all’interno del Dal Molin. Il Sindaco Enrico
Hullweck, messo al corrente, non ritiene necessario informare il Consiglio comunale e la città che così rimangono all’oscuro di tutto fino alla primavera del 2006.
Il caso esplode nel maggio 2006, quando i cittadini scoprono il progetto e costituiscono i primi comitati; il Sindaco nega, ma appena due giorni dopo l’Assessore Claudio Cicero si presenta in
Consiglio Comunale accompagnato da alcuni generali e, con il supporto di alcune diapositive, illustra il progetto sottolineando che tutti gli edifici saranno costruiti in stile palladiano per non avere un impatto sulla città - che, è bene ricordarlo, è tutelata dall’Unesco.
Il tentativo di minimizzare la portata devastante del progetto non inganna nessuno ed iniziano le prime mobilitazioni. La prima manifestazione NO DAL MOLIN è datata 3 luglio 2006. Nello stesso mese estivo si susseguono in Parlamento le interrogazioni.
A fine luglio Romano Prodi, nel corso del Question Time, impegna il Governo a “riconsiderare complessivamente il progetto che aveva già avuto un assenso informale da parte del precendente Governo”. Le forze politiche locali dell’Unione si schierano tutte per il no, mentre il 9 agosto, anniversario dell’atomica su Hiroshima, circa mille persone sfilano in fiaccolata. A settembre nasce l’Assemblea permanente, un luogo trasfersale nella quale cittadini, comitati, associazioni ecc si riuniscono per costruire l’opposizione alla nuova base militare. Tra Roma e Vicenza, intanto,continua il rimpallo di responsabilità che vede da una parte l’Amministrazione comunale, dall’altra il Governo. Settembre ed ottobre sono ricche di iniziative locali. La politica istituzionale, invece, stenta ad esprimersi sull’argomento. Dopo un incontro con il
Ministro Parisi, però, il Sindaco decide di portare in Consiglio Comunale la questione; il si alla costruzione vince di misura - 21 a 18 - ma la giornata sarà ricordata non per quello che è successo dentro l’Aula, bensì per quello che è accaduto all’esterno: migliaia di persone, infatti, contestano
il consiglio comunale provocando sette ore ininterotte di assordante baccano sotto le finestre del Municipio. Gli strumenti di quest’insolita serata sono pentole, fischietti, tamburi e qualunque altro oggetto produca rumore.
La mobilitazione continua. Dopo aver minacciato la calata su Roma con pentole e fischietti, l’Assemblea permanente ottiene un incontro con il Ministro Parisi; l’incontro si svolge il 24 novembre e il Ministro assicura che per il Governo è prioritario
conoscere l’opinione della comunità locale: in tal senso la strada migliore potrebbe essere quella del referendum (che però l’Amministrazione comunale non concederà mai).
Il 2 dicembre si svolge la prima manifestazione nazionale. Erano previsti 5.000 manifestanti, ne arrivano 30.000. I manifestanti sfilano lungo un percorso di circa 8 km, dalla
Ederle al Dal Molin. Nonostante i tentativi di criminalizzazione preventiva e i tanti falsi allarmi lanciati dall’Amministrazione comunale (ma anche da alcuni esponenti
dell’Unione) non vi è la minima tensione tra forze dell’ordine e manifestanti. A gennaio la situazione precipita. Il 9 l’Ambasciatore americano in Italia Ronald Spogli visita Vicenza. Incontra il Sindaco, il Prefetto, la Presidente della Provincia e le categorie economiche. Non i tanti cittadini che
contestano la sua visita e che, con un sit-in pacifico, bloccano per circa un ora la sua auto parcheggiata all’esterno del Municipio. Il giorno successivo, a Roma, Spogli comunica
l’ultimatum statunitense a Prodi: “decidere entro dieci giorni”. Le voci sul possibile esito della vicenda si rincorrono mentre Vicenza si mobilita.
Domenica 14 gennaio si inaugura la Fiera dell’oro: i cittadini manifestano ma non vengono lasciati avvicinare agli ingressi dei padiglioni. La vetrina è troppo importante per quegli stessi industriali che, pochi giorni prima, si sono piegati ai ricatti dell’ambasciatore americano e sono scesi pesantemente
in campo a favore del si al Dal Molin.
Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio si inizia a montare il Presidio Permanente; i lavori vanno avanti per l’intera giornata.
In serata il colpo di scena. Romano Prodi, dalla Romania, comunica che “il governo non si oppone” alla costruzione della nuova installazione militare. Solo due giorni prima il Ministro Parisi aveva ripetuto che “prima di qualunque decisione bisogna
fare il referendum”. I cittadini, insomma, sono stati traditi da quello stesso Governo che aveva sempre posto come imprescindibile l’opinione della comunità locale (secondo un sondaggio condotto da Ilvo Diamanti, il 63% dei vicentini è contrario alla nuova base). La sinistra si ribella, ma dal Governo arrivano soltato chiusure: “la decisione è presa e non si torna indietro”, sentenzia Rutelli.
Appena due ore dopo la conferenza stampa di Prodi, migliaia di vicentini scendono in piazza per esprimere la propria rabbia e la propria indignazione. Una lunghissima fiaccolata si snoda per le strade della città e, dopo aver attraversato il centro
storico, si dirige verso la stazione ferroviaria. I binari vengono occupati da donne, uomini, bambini, anziani. Il blocco durerà circa 2 ore, dopodichè in molti parteciperanno all’inaugurazione del Presidio Permanente.
Nei giorni successivi si moltiplicano le iniziative: gli studenti scioperano, Municipio e Prefettura vengono presidiati più volte. La tensione in città sale, così come la rabbia e
la determinazione a non arrendersi. Il Presidio Permanente viene attraversato da migliaia di persone, le assemblee sono partecipatissime, la solidarietà fortissima.
Vicenza decide di non arrendersi e continuare la propria battaglia per fermare questo scempio. Ormai, è un’intera comunità locale che si è messa in cammino.

Tappe principali del NO al Dal Molin

2003-2006 TRATTATIVE SEGRETE :Il Sindaco Huellweck e l’allora Presidente del Consiglio Berlusconi trattano segretamente con gli americani la cessione dell’Aeroporto Dal Molin e danno una disponibilità informale per la militarizzazione della città.

25 maggio ‘06: CROLLA IL MURO DEL SILENZIO: Vicenza scopre il progetto segreto. L’Assessore Cicero, accompagnato dai militari, presenta la nuova base militare al Consiglio Comunale

3 luglio 06: NASCE IL DISSENSO: Prima manifestazione No Dal Molin

5 luglio ‘06: PRESIDIO AL DAL MOLIN: Circa 500 persone presidiano per alcune ore l’ingresso dell’Aeroporto

23 luglio ‘06: DAL MOLIN IN PARLAMENTO: Una delegazione di vicentini va a Roma per sottoporre la questione ai Parlamentari. Seguono alcune interrogazione e Prodi si impegna a riconsiderare la disponibilità accordata agli Usa dal precendente Governo

9 agosto ‘06: FIACCOLATA

12 settembre ‘06 BLOCCATA LA FIERA

19 settembre ‘06: NASCE L’ASSEMBLEA PERMANENTE

23 settembre ‘06 SCUOLE IN PIAZZA: 3.000 studenti sfilano in corteo

21 ottobre ‘06: BLIZ AL DAL MOLIN: Un centinaio di persone invadono pacificamente l’Aeroporto dove viene tenuta una conferenza stampa

26 ottobre ‘06: PENTOLE SOTTO IL MUNICIPIO: Il Consiglio Comunale discute - e approva - il progetto. In piazza migliaia di persone manifestano con pentole, tamburi, fischietti e ogni altro oggetto rumoroso. Sette ore di baccano accompagnano la
svendita della città dal parte del Comune

24 novembre ‘06: PARISI ASCOLTA VICENZA: Dopo aver annunciato di voler portare la protesta sotto le finestre del Ministero della Difesa, una delegazione dell’Assemblea Permanente viene
ricevuta da Parisi

2 dicembre ‘06: MANIFESTAZIONE NAZIONALE: 30 mila persone sfilano in corteo dalla Ederle al Dal Molin

16 gennaio ‘07: GIORNATA DELLA VERGOGNA: Romano Prodi annuncia dalla Romania che “il Governo non si oppone al progetto”. Migliaia di persone manifestano e occupano per due ore la
stazione. Nasce il Presidio permanente

VERSO IL 17 FEBBRAIO: iniziative quotidiane al Presidio e in città. Da tutta Italia arriva un caloroso sostegno. Vicenza è stata tradita dal Governo, ma non è affatto sola.

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[Modificato da Tidus forever 09/02/2007 13.36]



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"Notte, ore 11 - Esperienza indimenticabile...luogo meraviglioso...piazza con rudere di tempio romano...chiesa rinascimentale...fontana con delfini...messaggero di pietra...musica celestiale...tenebrose presenze"
"Ricordo ancora notte indimenticabile in casa di O. Che io possa essere dannato se accetto di nuovo un suo invito"
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