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La dama dei veleni - di Silverio Blasi - con Ugo Pagliai, Susanna Martinková, Warner Bentivegna, Corrado Gaipa

Ultimo Aggiornamento: 29/12/2011 01:16
26/01/2007 18:07
 
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Naufrago
La storia dei reincarnati secondo i Desgrez. Parte I
Ecco stenografata la conversazione tra i Desgrez ed il Commissario La Volpe (dalla II puntata), da cui si evince la versione della storia delle d’Aubray secondo i nipoti del defunto.

Protagonisti:
Commissario La Volpe –LV- (Alessandro Sperlì)
Marta Desgrez -MD- (Angela Cardile)
Dario Gherardi -DG- (Ugo Pagliai)
Cesare Urbinati -CU- (Giorgio Bonora)



La scena si svolge in un freddo pomeriggio d’inverno a villa Desgrez.


MD (scendendo le scale con un volume dalla copertina scura in mano, e rivolgendosi a LV):
-Io credo di avere una risposta logica e coerente a tutti i suoi e i nostri problemi, commissario. Sono Marta Desgrez. Credo di avere la soluzione.

LV:
-In un libro?

MD:
-Lei commissario ha avuto un’intuizione giusta. Il segreto di tutto questo –come dire?- incubo si trova nella camera dello zio Maurizio, e precisamente in fondo all’armadio dove il povero vecchio conservava i suoi troppi vestiti, ma non solo quelli. Nell’armadio c’era, tra gli altri, questo: “La storia della stregoneria” di Brimeau. Permettete che ve ne legga qualche brano. Vedete che il libro si apre naturalmente, dove più a lungo e più di recente è stato letto.
“La credenza dei non-morti si è sviluppata nella Francia di Luigi XIV. In breve, i non-morti sono le persone condannate a morte per veneficio ed i cui corpi sono stati, vivi o morti, arsi sul rogo. E’ qui che la criminologia si ricollega alla stregoneria. Le dame della corte di Luigi XIV si davano al satanismo, praticavano la messa nera e altri riti diabolici. In seguito a questo susseguirsi di delitti un tribunale speciale –è passato alla storia col nome di Camera Ardente- fu insediato all’Arsenale vicino alla Bastiglia. Ma il fatto più sensazionale fu il processo della Marchesa di Branvilleur, che si concluse con la condanna a morte della gran dama. I delitti della Signora di Branvilleur furono scoperti alla morte del suo amante, Guide de Saint Croix. Tra le sue cose fu scoperto uno scrigno contenente dell’arsenico. Dopo la sentenza, prima dell’esecuzione, la Marchesa fu sottoposta alla tortura dell’acqua, che faceva parte del sistema giudiziario dell’epoca: dopo essere stata legata ad un cavalletto, alla condannata veniva introdotto a forza tra i denti un imbuto di cuoio”.
Dario (rivolgendosi a DG), tu sai chi è che non può sopportare la vista di un imbuto? (allude a Marie d'Aubray-Gherardi)

CB:
-Marta! Ti proibisco…scusa, non so quello che dico…

MD (riprende la lettura):
-“Un altro caso famoso avvenne nel 1737. Una ragazza di nome Terese Lavoisin, omonima della famosa strega e avvelenatrice arsa 50 anni prima, fu trovata colpevole di circa 20 delitti. Sotto il guanciale di ciascuna delle sue vittime fu trovata una cordicella a 9 nodi: la cosiddetta Scala della Strega, che mette la vittima sotto la soggezione magica dell’omicida. La ragazza parlò di un misterioso unguento, che una volta spalmato sulla pelle le dava il potere di passare attraverso i muri”.
Dario (rivolgendosi a DG), ora ti prego: stai attento.
“Questo caso si svolse nella civilissima Francia di Napoleone III e riguarda una giovane e bella donna –Marie d’Aubray- che era anche il nome di ragazza della Branvilleur, e che fu ghigliottinata nel 1861”.

LV (sarcastico):
-Per stregoneria nel 1861?

MD:
-Ma no: per assassinio soltanto. Ascoltate la descrizione che fa di lei un giornalista dell’epoca: “Portava un cappellino di velluto lilla, molto elegante, e intorno al polso un curioso braccialetto con fermaglio a forma di testa di gatto”.
Dario (ricolgendosi a DG con enfasi), tu sai chi possiede un braccialetto simile… (allude ancora a Marie d'Aubray-Gherardi)

DG (animato):
-Io so soltanto che sono al manicomio. Voi tutti conoscete Marie! Ma come potere credere? Come potete sospettarla? Marie!
(Rivolgendosi a LV) E lei è capace di accusare di assassinio una donna basandosi su delle omonimie, su delle storie di streghe, sulla testimonianza di vecchi volumi ammuffiti?

[Modificato da Roberto@C 26/01/2007 20.44]



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Dove finisce la ragione comincia un territorio che non ci appartiene, nel quale siamo intrusi: una terra di regole che non conosciamo, dove si parla una lingua misteriosa e dove le nostre logiche non sono utilizzabili in alcun modo.
Noi in questo territorio possiamo solo subire il mistero, che, anziché disvelarsi, si fa sempre più impenetrabile.
Io non so dire se questa sia una pena o un premio. Io non so dire nulla, ma so che questo luogo (...) non dev’essere in alcun modo cercato né in alcun modo trovato.

“Voci notturne”, 1995, epilogo.
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