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EXTRA - di Daniele D'Anza - con Marco Bonetti, Giancarlo Maestri, Vittorio Mezzogiorno, Franca Nuti, Giampiero Albertini, Daniela Surina

Ultimo Aggiornamento: 17/10/2014 18:45
22/07/2014 19:49
 
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Naufrago
Beh, per una volta possiamo dire che i ruoli si sono invertiti: Tidus è stato folgorato sulla via...aliena, mentre Luca è precipitato dal...disco che non c'era [SM=x520495] .
Ma, a parte gli scherzi, vi invito (e particolarmente Luca, a questo punto) a riflettere sul fatto che la lettura di EXTRA dipende dalla nostra aspettativa, e quindi dal genere a cui ascriviamo l'opera. Come thriller psicologico o fanta-thriller (come propone Tidus, non senza qualche mia perplessità) si tratta di una buona storia, solida, e perfino un po' avanti nei tempi, almeno per l'Italia.
Riflettiamo su questo: è la prima volta che la RAI parla di UFO (che lo faccia bene o male è altro discorso) in maniera esplicita, ed il pubblico nostrano -duole dirlo- non era certo quello smaliziato degli States, che ad es. conoscevano fenomeni come Star Trek sin dagli anni Sessanta (da noi questa serie arriva venti anni dopo [SM=x520489] ), o quello altrettanto esperto degli inglesi, che vantavano una pietra miliare come Doctor Who. Da noi si era vista, ma da poco (rispetto ad EXTRA), la serie "UFO, distruggete base Luna", e credo che questo sia stato il massimo sull'argomento apparso sul piccolo schermo.
Dobbiamo quindi sforzarci di vedere le cose con gli occhi di allora, quelli di un pubblico non assuefatto al genere, ma anzi desideroso (ma non so quanto) di esplorarlo. In questa chiave dobbiamo dare atto alla RAI di avere realizzato un'opera che non cadeva nel puro genere ufologico/fantascientifico, ma che si accingeva a farlo: una sorta di preparazione, insomma, a qualcosa che non c'è mai stato.

RobertoC


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Dove finisce la ragione comincia un territorio che non ci appartiene, nel quale siamo intrusi: una terra di regole che non conosciamo, dove si parla una lingua misteriosa e dove le nostre logiche non sono utilizzabili in alcun modo.
Noi in questo territorio possiamo solo subire il mistero, che, anziché disvelarsi, si fa sempre più impenetrabile.
Io non so dire se questa sia una pena o un premio. Io non so dire nulla, ma so che questo luogo (...) non dev’essere in alcun modo cercato né in alcun modo trovato.

“Voci notturne”, 1995, epilogo.
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