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Il Segno del Comando - di Daniele D'Anza - con Ugo Pagliai, Carla Gravina, Franco Volpi

Ultimo Aggiornamento: 24/05/2021 08:57
18/02/2009 16:33
 
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Re: Re: Il Segno del Comando l'ho rivisto proprio di recente...
Tidus forever, 31/01/2009 18.58:



"Il segno del comando" è uno sceneggiato, alias racconto, alias pura fantasia, per il quale stravedo, ma come tale l'ho sempre considerato: è talmente intricato e contiene tanti temi interessanti che si è dovuto, anche in altra sede e con l'aiuto di appassionati, procedere passo per passo per darne un'interpretazione logica, credibile, ma soltanto ai fini del racconto. (...) In altre parole, ognuno è libero di credere in quello che vuole, ma prendersela col Vaticano, in virtù di una presunta censura posta in questo sceneggiato, è da delirio: lo guardarono tutti, all'epoca, senza tagli nè tavole rotonde, compresi i ragazzini, sottoscritto compreso. Ovvio che i temi sviscerati cozzassero col credo e l'insegnamento di Santa Romana Chiesa (ci fu un boom riguardo le sedute spiritiche: ne feci una anch'io, quattro anni dopo, e fu un'autentica boiata), ma al di là di ciò non ho mai visto sacre campagne denigratorie o caccia alle streghe. (...) L'autentica Verità del Segno del Comando è che è un capolavoro televisivo: punto.

[SM=x520499]



Carissimo Tidus, consentimi di giocare un po' con queste interpretazioni, e di non arrendermi all'evidenza [SM=g27833] che ISdC sia solo un'opera di fantasia.
L'autore della recensione che stiamo commentando ha forzato un po' la mano nell'interpretare i veri intenti degli autori, ma forse, dal suo punto di vista, ho voluto dirci che la storia de ISdC risponda pienamente ad un certo archetipo esoterico.
Personalmente, come sai, amo molto pensare che la trama sia in qualche modo vera, un po' come fanno gli sherlockiani a proposito del famoso investigatore, piuttosto che i trekkisti a proposito della serie interpretata da Nimoy & soci. E se la trama è reale, sta a noi per l'appunto rintracciarne la verità sottesa.
O no?

RobertoC



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Dove finisce la ragione comincia un territorio che non ci appartiene, nel quale siamo intrusi: una terra di regole che non conosciamo, dove si parla una lingua misteriosa e dove le nostre logiche non sono utilizzabili in alcun modo.
Noi in questo territorio possiamo solo subire il mistero, che, anziché disvelarsi, si fa sempre più impenetrabile.
Io non so dire se questa sia una pena o un premio. Io non so dire nulla, ma so che questo luogo (...) non dev’essere in alcun modo cercato né in alcun modo trovato.

“Voci notturne”, 1995, epilogo.
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