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Ritratto di donna velata - di Flaminio Bollini - con Nino Castelnuovo e Daria Nicolodi

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2022 10:24
01/03/2007 20:59
 
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Naufrago
Mercani è la chiave di tutto?
Secondo la tesi dell’amico Tidus due figure chiave della storia sono il Nebbia e Mercani. Lasciamo per il momento da una parte il primo, e concentriamoci sul secondo, che, dei due, è la metà attiva, concreta, razionale (o presunta tale).
Mercani appare nella trama quando la storia ha già preso un orientamento chiaro: la scena si è stabilizzata tra le fascinose lande di Volterra; la parte economica della vicenda sta emergendo (o comunque è allo stato latente); Elisa ha già avuto un’avvisaglia di quella reminiscenza che la farà crollare dinanzi al Conte Certaldo.
Entra dunque in scena questo singolare individuo, che subito ostenta una zoppìa che non appare di alcuna utilità al suo ruolo. Del resto, all’uomo piace molto il gesto teatrale: si traveste da ectoplasma, probabilmente indugia in esperimenti negromantici, si nasconde per colpire con tranquillità gli ignari avversari.
In realtà, egli è presente –starei per dire in spirito- dalla prima scena, se è poi vero che ha preso accordi con Sergio per locarne la mansarda, gettando nello sconforto il povero Luigi e l’ignara (?) Elisa (che stava affittando un appartamento pur sapendo di dover andare un mese a Volterra per realizzare la tesi: è credibile?).
Ma è poi vero?
Se Mercani è d’accordo con Sergio –cosa di cui non abbiamo prove- in realtà non ha soffiato l’immobile ad Elisa, poiché tutto era preordinato all’incontro tra quest’ultima e Luigi. Se, invece, Mercani non ha alcun rapporto con Sergio, è proprio una straordinaria coincidenza (non so quanto accettabile) che i quattro (Mercani, Sergio, Elisa; luigi) si siano ritrovati già legati da un filo comune. Eppure, sottolineo che non abbiamo alcuna prova di un’intesa Mercani-Sergio, ma anzi abbiamo seri indizi contrari, a partire da ciò che dirà Mercani stesso a Luigi proprio nella mansarda.

Partiamo subito (anzi: evochiamo subito [SM=x520490] ) questa scena, perché essa (che vediamo nella quarta puntata) potrebbe essere il cuore della vicenda.
In 4’13” di filmato, e 29 battute in tutto, la soluzione del caso?


La scena si svolge a Firenze, di mattina, nell’attico locato da Sergio ad un misterioso pittore.
Luigi Certaldo vuole introdursi nell’appartamento e sciogliere questo mistero. Dopo avere inutilmente provato a bussare, calandosi dalla scala che collega il terrazzo alla mansarda ne raggiunge agevolmente una porta-finestra, dalla quale osserva un oscuro figuro intabarrato, che è tutto intento a dipingersi un autoritratto in costume.
Squilla il telefono nella casa, e l’individuo si allontana un istante.
Luigi entra nell’ambiente, guarda come ipnotizzato il dipinto e poi nota la presenza, in basso a destra, dell’urna tanto cercata. Vi si avvicina furtivo e la prende.

Pittore (intabarrato, con la pistola in pugno):
-Stia attento a non farla cadere!

Luigi guarda l’uomo allucinato, chiedendosi se la presenza che ha dinanzi sia di questo mondo o dell’altro. Stringe a sé l’urna.
L’altro individuo si toglie il cappuccio: è Mercani, lo studioso di leggende e tradizioni popolari che Luigi ed Elisa hanno incontrato a Volterra, una sera inquietante, nella Taverna del Cacciatore.

Mercani (guardando ironico l’avventore e riferendosi all’urna):
-Ci ho messo un’ora a incollarla…

Luigi:
-Stia attento lei, piuttosto. Se le sfugge un colpo rischia di mandare all’aria tutto il suo lavoro, eh!

Mercani:
-Devo ammettere che ha ragione. Però lei ha la specialità di risolvere le situazioni per gli altri, davvero. Prima molto gentilmente mi ha portato la mezza urna di Marston; e adesso…adesso mi porta addirittura se stesso, facilitandomi il compito di sbarazzarmi di lei: un compito che stava diventando impellente.

Luigi:
-Non l’ho fatto apposta!

Mercani:
-Lo credo! Per questo è più divertente!

Luigi:
-Così lei sarebbe il pittore che ci teneva tanto ad affittare questa mansarda da Sergio.

Mercani:
-Esatto.

Luigi:
-Ma…sbaglio o l’ultima volta che l’ho vista zoppicava? E’ già guarito? Miracoloso!

Mercani:
-Certo…miracoloso!

Luigi:
-Ha molte attività lei: scrittore, pittore…ladro!

Mercani:
-Diciamo: collezionista di oggetti antichi.

Luigi:
-Sbaglio o era lei l’altra sera che si divertiva a fare il fantasma nella villa di Alberto?

Mercani:
-Ah, non facevo il fantasma: cercavo l’urna.

Luigi:
-Ed è sempre lei il Cavaliere mezzo trasparente nella nebbia!

Mercani (perde per un istante il ghigno ironico, e si fa serio):
-Di che sta parlando?

Luigi (quasi a se stesso):
-No…no…quello mi sa tanto che è vero.

Luigi tenta un piccolo scatto verso la finestra, stringendo sempre l’urna.

Mercani:
-Non si muova, Certaldo: cosa crede di poter fare?

Luigi:
-Niente. Volevo prendere una boccata d’aria. Le confesso che sto sudando. Guardi che se la vedo premere il grilletto…getto il vaso dalla finestra, eh!

Mercani:
-Beh, per ora siamo in posizione di stallo: io ci rimetto l’urna, ma lei…ci rimetterebbe la pelle!

Luigi:
-Già. E’ stato lei a sparare! Lei che ha ferito mio cugino, eh! Ed è sempre lei che ha tentato di uccidere Sandra, nella serra. E Fosco…

Mercani:
-Beh, sa…col terreno friabile è molto facile scivolare…e poi quella specie di tombarolo stava diventando troppo curioso…e la ragazza anche: lei, però, è stata più fortunata.

Luigi:
-Ma lei da che parte sta? Non da quella di Marston, evidentemente…

Mercani:
-Evidentemente.

Luigi:
-Allora?

Mercani:
-Senta Certaldo, le faccio una proposta da gentiluomo: mi ridia l’urna e io la lascio andar via.

Luigi:
-Beh, guardi, io ho poca pratica di gentiluomini…

Mercani:
-Se lei è ragionevole possiamo trovare un accordo.

Luigi:
-Bene…

Luigi fa un passo verso Mercani, come per consegnargli l’urna, ma con un gesto rapido della mano gli scaraventa addosso la tela e si catapulta all’indietro fuori dalla stanza.


Rinfrescata la memoria, tiriamo le somme.
Mercani sembra che lavori –per così dire- in proprio. Conosce a menadito la villa del Conte Certaldo (come? Entra nottetempo di nascosto, sempre bardato di sinistri panni, o conosce il titolato?); sa del segreto (economico) dell’urna (come? Cercando alla rinfusa nella villa? Orecchiando i segreti di altri ricettatori?); tenta di uccidere Sandra (lo ammette) e finisce Fosco; indossa i panni del fantasma per amore dell’innato senso di teatralità.

Ma un tipo così, che tutto sommato ha un ruolo marginale nella vicenda, come fa ad esserne la chiave di lettura?

Il discorso cambia se rileggiamo il suo ruolo in senso quasi esoterico. In sostanza, se riscriviamo la storia.

Mercani, che è artista dai mille interessi, fatalmente attrato dall’ignoto e dalla negromanzia, attraverso certe sue indagini, forse anche nel campo del soprannaturale, apprende la storia dell’urna e ne intuisce i misteri. Attenzione: parlo di misteri non a caso. L’urna è sì una splendida mappa verso tesori sconosciuti, ma al contempo porta nel regno dei morti, dove probabilmente una figura pratica di negromanzia può ristabilire l’antico contatto tra i due regni evocato due secoli prima dal Conte Certaldo. Ed in effetti, Mercani ha sì un interesse per l’oggetto, ma non sappiamo fino a che punto concreto (non parla mai, ad esempio, del vanore venale dell’urna; di un posibile compratore; del suo ruolo di ricettatore).
Potrebbe essere quindi lui che ritrova Elisa, e cerca di usarla per i propri scopi. Lui che usa anche Sergio, per via degli ottimi rapporti con l’ignaro Luigi Certaldo. Lui che provoca quella catena di reazioni quasi alchemiche tra il Conte ed Elisa, che sarà fatale ad entrambi.

Che ne pensate?

Roberto


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Dove finisce la ragione comincia un territorio che non ci appartiene, nel quale siamo intrusi: una terra di regole che non conosciamo, dove si parla una lingua misteriosa e dove le nostre logiche non sono utilizzabili in alcun modo.
Noi in questo territorio possiamo solo subire il mistero, che, anziché disvelarsi, si fa sempre più impenetrabile.
Io non so dire se questa sia una pena o un premio. Io non so dire nulla, ma so che questo luogo (...) non dev’essere in alcun modo cercato né in alcun modo trovato.

“Voci notturne”, 1995, epilogo.
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